Cronache

Il Salone riapre le danze della città

Il Salone riapre le danze della città

Non c’è dubbio che il salone del mobile sia una grande vetrina internazionale. Ma come solo con la liquidità va sboccata la liquidità. Si può solo esportare, il mercato interno è fermo e il governo non aiuta. Ricontrattare con l’Europa ed essere più credibili politicamente. Nell’arte, nelle case, nei gioielli, nelle auto, nei mobili valgono solo le cose uniche. Il lusso è l’unico settore che va. Tutto va, ma manca la volontà politica e il sistema non funziona più. "Il prèt à porter dell’arredo" è il presidente Giovanni Anzani di Poliform, un’azienda nata a inverigo nel 1970 con basi già solide nel 1942 e con Rodolfo Dordoni che ha lavorato anche per Cappellini, Cassina, Floue… ha creato il progetto dollo stand in Fiera. Solo per Poliform si parla di mille metri quadrati tra librerie, sedie, tavoli, poltrone. “Blumer e Borghi” hanno pensato a una nuova poltrona elegante. Con Alberton e Aldo Spinelli hanno ereditato negli anni Settanta l’azienda. Stanno puntando su Cina, India, Israele e Russia e Brasile, sui Paesi emergenti insomma. L’azienda ha investito su il four Season di Milano, il Cafè Royal di Londra, in Regent Street, la sua zampa c’è anche nelle vetrine di Hugo Boss e di Ermenegildo Zegna a Parigi. Il presidente della Lema, Angelo Meloni ha conquistato con la collezione Cloud. “Architettonica-mente” di Carla Venosta è stato riedito.

Anche Fendi come Armani è entrata nell’arredamento come tanti stilisti, Kenzo, Dolce e Gabbana, Krizia, Versace, Missoni... Con mobili e accessori per la casa. Tutto viene fatto anche su misura. Dopo la geniale idea economica del signor Ikea per piccoli ambienti trasformati in oasi deserte; se è vero che negli ultimi 20 anni gli appartamenti hanno perso almeno 30 mq in media, è giusto che tutto debba essere rivisitato dal design grande o piccolo che sia. Ma se guardiamo al Gruppo Frau capiamo che i grandi maestri sono ancora quelli che tirano a partire da Le Corbusier, Franco Albini, Mies Van Der Rohe, Magistretti, Alvar Alto, Giò Ponti…a produrli sono Cassina, Cappellini, Frau che continuano anche nuove forme ma sempre di firme come Marco Albini figlio d’arte che ha inventato quest’anno due nuovi pezzi e rimesso librerie e poltrone, nonché il famoso “Veliero” in coirclazione con nuovi legni e colori. “Tavolo TL3” in vetro e le librerie con montanti da soffitti a pavimento in noce nazionale per Cassina, mentre per Tacchini la poltrona “Bianca”. Poggi ha chiuso purtroppo e si è portato con sé molte opere dei grandi maestri. Il Salone Satellite alla Fiera è stato dedicato agli under 35. Via Tortona non offre granchè e Carpisa lancia 50 vecchie bottiglie per creare un trolley. Flexorm, Elam, B&B, Kartel e Cassina hanno invitato non si sa a che prezzo Karl Lagherfeld a fotografare oggetti e personaggi. Stark seppur invecchiato non rinuncia a stupire. La cura dimarante del PC è affidata a genietti di Apple, Googl, HP, nel tentativo di arrestare l’avanzata dei Tablet. Questo vale anche per l’alta tecnologia sonora, gli Hi-fy dove la Bang of Olufsen ha sempre un grande ruolo di rilievo. Ma a Torino c’è qualcosa che ci può ancora stupire di più, la mostra di architetture mobili di Jeane Provè, maestro di Albini e Piano.

Ma per chi volesse continuare il giro milanese alla Triennale una stanza è dedicata a Gae Aulenti e ai suoi oggetti, per tanti molto più brava come design che come architetto, fino all’8 settembre.  

Commenti