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Satana gira in Panda

Satana gira in Panda

Secondo Cristiano Ceresani, capo di Gabinetto e braccio destro del ministro leghista della Famiglia Fontana, l'inquinamento e il riscaldamento globale sono da attribuire a Satana. In una intervista televisiva, Ceresani ha fatto riferimento alle «forze trascendenti» che secondo le sacre scritture si sarebbero impossessate dell'uomo il giorno in cui il demonio avesse deciso di distruggere il creato. E quel giorno sarebbe arrivato. Non dubito che questa tesi sia teologicamente valida ma prendo atto che confligge con quella del governo da lui sostenuto in base alla quale l'inquinamento è colpa della Fiat Panda 1.200, che per questo sarà probabilmente tassata.

Per le sacre scritture, dunque, l'inquinamento è colpa di Satana, per le scritture di Di Maio le colpe sono della Panda. Il dilemma ora è: la Panda è la macchina prescelta dal diavolo o il governo gialloverde è posseduto dal diavolo e la Panda è solo strumento inconsapevole del maligno? La risposta non è ininfluente, perché qui dobbiamo stabilire se tassare le Panda o Satana. Se avesse ragione Ceresani forse andremmo tutti all'inferno ma in attesa della fine del mondo e del giorno del giudizio ci potremmo consolare risparmiando i soldi di un inutile, e a questo punto illegale, balzello. Ovviamente ammesso di riuscire a compensare le entrate conoscendo il codice fiscale, o quantomeno il domicilio, del maligno. Fino a ieri sapevamo che il «diavolo veste Prada», oggi sappiamo anche che «va in macchina» (in Panda, certo, ma non solo). Ed è una rivelazione che si aggiunge ad altre che hanno segnato la storia del governo. Tipo che «l'uomo non è mai stato sulla Luna» (Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno), che «il Pil aumenta d'estate perché fa caldo» (Barbara Lezzi, ministro grillina per il Sud), che l'inesistente «traforo del Brennero lo usano tutti» (Danilo Toninelli, ministro grillino alle Infrastrutture), che «lo spread non fa male a nessuno» (Laura Castelli, viceministro grillino all'Economia).

Ieri Beppe Grillo ha detto che sta «costruendo una rete di cervelli italiani».

Sicuramente è una bella idea ma che almeno cambi i criteri di selezione, perché avanti così mi sa che ci porta tutti a sbattere.

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