Cronache

Stupri, jihadismo e aggressioni. Il pericolo dei migranti tunisini

La rotta tunisina dell'immigrazione è sempre più un'incognita per la sicurezza: dai problemi di ordine pubblico al pericolo jihadista, c'è preoccupazione in vista dell'estate e del probabile aumento del numero degli sbarchi

Stupri, jihadismo e aggressioni. Il pericolo dei migranti tunisini

(Agrigento) Il sole inizia a picchiare, il mare calmo invita i primi bagnanti sugli arenili ma, al tempo stesso, questo scenario così suggestivo in Sicilia coincide anche con importanti preoccupazioni relative al problema degli sbarchi. Il Mediterraneo si accinge, con il progressivo avvicinarsi della bella stagione, ad essere navigato da tante imbarcazioni medie e piccole con a bordo centinaia di migranti che dall’Africa si spostano verso l’Italia.

L’estate del 2017 è stata quella dell’esplosione del fenomeno degli “sbarchi fantasma”, approdi cioè che avvengono quasi sempre indisturbati lungo le coste ed in cui i migranti a bordo spariscono allontanandosi nelle campagne circostanti. Il timore fondato, sia da parte dei cittadini che degli amministratori locali, è che anche l’estate 2018 possa in qualche modo essere nuovamente contrassegnata da questo fenomeno.

Il fenomeno degli sbarchi fantasma coinvolge soprattutto la rotta tunisina dell'immigrazione: da Sfax, da Biserta e dalle remote spiagge del governatorato di Tunisi partono centinaia di barconi che, una volta approdati indisturbati in Sicilia, permettono lo sbarco di diversi soggetti di cui poi non si sa più nulla. Il problema, sotto il profilo della sicurezza, è duplice: da un lato vi è il timore dell'aumento dei fenomeni di micro criminalità, dall'altro emerge la paura di possibili infiltrazioni jihadiste.

Sul primo versante, sono diversi i comuni siciliani che fanno i conti con il problema: molti migranti provenienti dalla Tunisia non vengono identificati e, di conseguenza, vengono lasciati in giro per i vari territori con tutte le preoccupazioni del caso da parte della popolazione. Ne sanno qualcosa ad Agrigento, dove lo scorso anno in ben due occasioni gruppi di tunisini hanno assaltato i treni per Palermo per viaggiare senza biglietto, così come a Pozzallo, comune del ragusano che forse sorbisce le più importanti conseguenze del fenomeno degli sbarchi, sia fantasma che non.

Proprio nelle scorse ore Roberto Ammatuna, Sindaco della cittadina del ragusano, ha tuonato contro la poca sicurezza in cui vive il territorio da lui amministrato: "Siamo disposti sempre ad accogliere chi scappa dalle guerre e dalla fame - ha dichiarato il primo cittadino - ma si metta nelle condizioni, come accaduto nel passato, di assicurare serenità e tranquillità ai nostri abitanti”. Queste parole sono giunte dopo un'aggressione, perpetuata da alcuni migranti tunisini, nei confronti di un'operatrice del locale centro d'accoglienza, dove nella confusone è rimasto ferito anche un poliziotto. Sempre nel ragusano, un tunisino nei giorni scorsi ha tentato la fuga dall'ospedale di Modica mentre era in cura, creando panico tra pazienti ed addetti ai lavori.

Poi ci sono i casi di stupri, in Sicilia come altrove: è accaduto ad esempio ad Asti, nello scorso mese di dicembre, lì dove una donna ha denunciato lo stupro ad opera di due tunisini; ma anche a Lampedusa, a gennaio, si è verificato un tentativo di stupro effettuato da un gruppo di cinque tunisini. Proprio nell'isola più grande delle Pelagie, sotto il profilo della micro criminalità, si è vissuto un inverno decisamente problematico: dall'incendio del locale hotspot, che ha avuto come effetto collaterale quello di mandare in giro diversi migranti sbarcati nelle ultime settimane, fino alle decine di casi di furti e violenze denunciati dagli abitanti.

Quella della micro criminalità è un aspetto ma, come detto in precedenza, vi è anche un altro e forse più grave pericolo legato alla rotta tunisina dell'immigrazione: la Tunisia è il più paese con il più alto numero di foreign fighters, il fatto che diversi cittadini di questo paese giungano in Sicilia senza alcun controllo lancia più di un sospetto circa la presenza di jihadisti sul nostro territorio.

Non sono solo supposizioni, bensì anche oggetto di indagini di diverse procure siciliane: lo scorso 10 aprile, nel trapanese sono stati tratti in arresto 13 soggetti sospettati di aver organizzato numerosi viaggi della speranza e, nelle intercettazioni, sono emersi dialoghi che farebbero pensare anche al trasporto di personalità legate alla jihad in Italia. Analoga operazione è stata portata avanti nei mesi precedenti, con le forze dell'ordine in grado di smantellare un'organizzazione che trasportava migranti dalla Tunisia con imbarcazioni di lusso con a bordo "note personalità".

Lo scorso anno è stato il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, a parlare di rischio infiltrazioni jihadiste nella rotta tunisina: proprio a due passi dalla città dei templi, il ritrovamento di una maglia con scritto "Haters Paris" nel luogo di uno sbarco, ha aperto il caso. A confermare il rischio terrorismo legato all'immigrazione proveniente dalla Tunisia, sono stati a gennaio anche i dirigenti della missione Frontex: "Non si possono escludere legami tra gli sbarchi fantasma e le organizzazioni jihadiste".

Mentre il mare in Sicilia attira sempre più turisti, per cittadini e forze dell'ordine in vista dell'estate avanzano nuovamente diverse inquietudini: proprio dalle imbarcazioni che solcano mare, potrebbero arrivare nuovamente le preoccupazioni più importanti sulla sicurezza.

Micro criminalità e jihadismo sono, di fatto, due facce della stessa medaglia della rotta tunisina dell'immigrazione.

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