Cronache

Una scelta condivisa guardando al bene del Paese

Dal 2025 l'Italia avrà finalmente un unico Deposito Nazionale dove smaltire in sicurezza i rifiuti radioattivi generati dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca e quelli provenienti dagli impianti nucleari italiani, oggi in smantellamento. Come sottolinea la campagna informativa lanciata da Sogin, su questo tema il nostro Paese è rimasto indietro per troppi anni rispetti agli altri del Continente.

Il percorso che porterà alla realizzazione di questa opera strategica per la sicurezza ambientale è iniziato nel 2010 con un decreto legislativo, poi modificato nel 2014. Il provvedimento ha affidato a Sogin il compito di localizzare (sulla base dei criteri emanati dall'Autorità di controllo, Ispra), progettare, realizzare e gestire il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Insieme al Deposito sarà realizzato un Parco Tecnologico, un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning , della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile.

Il Deposito sarà un'infrastruttura ambientale di superficie e verrà realizzato facendo tesoro delle migliori esperienze internazionali nel settore. L'opera consentirà la sistemazione definitiva di circa 75mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15mila metri cubi di rifiuti ad alta attività, in attesa della disponibilità di un deposito geologico definitivo. Il Deposito è progettato per contenere i rifiuti radioattivi prodotti finora in Italia e quelli che saranno generati nei prossimi 50 anni, ossia nei 10 anni necessari per localizzare, autorizzare e poi costruire l'infrastruttura, e nei 40 anni del suo esercizio. Dei complessivi 90mila metri cubi che saranno conferiti al Deposito, il 60% sono prodotti dalle attività di smantellamento degli impianti nucleari e il 40% prodotti dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

A oggi i rifiuti radioattivi in Italia sono conservati in decine di siti temporanei sparsi nel Paese. Con l'entrata in funzione del Deposito Nazionale sarà possibile restituire questi siti alla comunità per altri usi. Inoltre, il Deposito assicurerà una gestione dei rifiuti radioattivi nel rispetto delle direttive Ue. Quali saranno i prossimi passi? Nelle prossime settimane è atteso il «nulla osta» da parte dei ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo alla pubblicazione della Cnapi (Carta delle Aree Potenzialmente Idonee), ossia la lista di diverse decine di aree con le caratteristiche adeguate per ospitare l'infrastruttura.

La pubblicazione della Carta da parte di Sogin avvierà una fase di consultazione pubblica che coinvolgerà tutti i soggetti interessati (dalle Regioni agli enti locali, dalla comunità scientifica alle associazioni ambientaliste) che culminerà in un seminario nazionale al quale parteciperanno tutte queste realtà. Successivamente la Carta, sulla base di ulteriori approfondimenti tecnici e delle osservazioni raccolte, sarà aggiornata, ridenominata Cnai (Carta Nazionale Aree Idonee), e a quel punto gli Enti locali saranno chiamati a «manifestare il loro interesse». Un percorso dunque che si vuole trasparente, informato e partecipato per arrivare a una scelta condivisa con il territorio nell'individuazione del sito in cui collocare il Deposito. Per la realizzazione del deposito Nazionale e Parco Tecnologico è stato stimato un investimento di 1,5 miliardi. Tra le ricadute si segnala la generazione di 1.500 posti di lavoro annui nei 4 anni di costruzione e la creazione di 700 opportunità di impiego per la sua gestione.

Occupati che il centro genererà riguardo la sua realizzazione per 4 anni. Dalla gestione della struttura 700 posti

La percentuale dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività di smantellamento degli impianti nucleari

La percentuale dei rifiuti nucleari prodotti dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca

I metri cubi di rifiuti radioattivi che complessivamente saranno sistemati nel Deposito Nazionale

L'anno di entrata a regime del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. Investimento totale di circa 1,5 miliardi

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