Cronache

Uno schiaffo a Europa e Colle

Uno schiaffo a Europa e Colle

Giorno dopo giorno, la trincea nella quale si è barricato Giovanni Tria diventa sempre più la metafora del governo M5s-Lega. Che in vista della manovra il ministro dell'Economia sia sottoposto al pressing anche asfissiante dei partiti di maggioranza, infatti, non è certo una novità. Come non lo sono il rito delle dimissioni minacciate, dall'una e dall'altra parte, nel tentativo di spostare a proprio favore un braccio di ferro che, in ogni esecutivo che si rispetti, è assolutamente fisiologico. Ancora una volta, però, il governo guidato da Giuseppe Conte è a suo modo un unicum, perché il fuoco di sbarramento che si è concentrato negli ultimi giorni sul titolare dell'Economia e sui tecnici di via XX Settembre è forse senza precedenti.

Dopo una giornata di incontri, vertici, controvertici e un Consiglio dei ministri iniziato a tarda sera, la guerra del deficit è andata in scena fino all'ultimo minuto utile e si è conclusa con la resa incondizionata di Tria. Con Luigi Di Maio e Matteo Salvini che hanno giocato d'intesa per convincerlo ad abbandonare non solo la trincea virtuosa dell'1,6% del deficit ma anche quella del 2%. Una sorta di «soglia psicologica», fanno sapere da Bruxelles, oltre la quale la Commissione Ue si riterrà legittimata a bocciare la nostra legge di Bilancio. Insomma, se nella nota di aggiornamento al Def si dovesse sforare il 2% del rapporto deficit-Pil si metterebbero sì le basi per una manovra espansiva ma si aprirebbero anche scenari imprevedibili. Non solo rispetto all'Ue, ma verso i mercati che già oggi Borsa di Milano e spread tra Btp e Bund diranno la loro.

Alla fine - quando sono ormai passate le nove di sera - l'asticella si assesta bel oltre il 2%. L'accordo, fanno sapere a stretto giro prima Palazzo Chigi e poi Di Maio e Salvini, è stato raggiunto al 2,4%. Ben oltre la soglia psicologica di cui sopra. Tria, dunque, non solo deve arretrare. Di fatto il ministro dell'Economia è costretto a capitolare. Per lui, infatti, si tratta di una vera e propria débâcle. E solo nelle prossime ore capiremo se la sua è una resa completa o se, come paventato alla vigilia, il titolare dell'Economia deciderà di farsi da parte. Uno scenario sul quale hanno forse fatto un pensiero anche Di Maio e Salvini, visto che non è certo un caso se ieri il ministro delle Politiche Ue Paolo Savona ha partecipato a tutte le riunioni chiave sul Def, quasi a candidarsi a quella poltrona che M5s e Lega hanno sempre voluto per lui. L'altro sconfitto non può che essere il Quirinale, che da giorni cerca di mediare tra le diverse posizioni.

Inutilmente, al punto che - nonostante lo scudo del Colle - Di Maio e Salvini hanno deciso in tandem di affondare il colpo fino a chiudere un accordo politico a un 2,4 che davvero in pochi si aspettavano.

Commenti