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Se il governo è l'Isola dei famosi

Se il governo è l'Isola dei famosi

Nulla da condividere. Non un'idea, una mezza riforma, un sentimento, un bacio di nascosto. L'arrivo della primavera ha portato solo discordia nella maggioranza di governo. Il contratto è andato in frantumi, stracciato in mille pezzi, ora Lega e Cinque Stelle litigano su qualsiasi cosa si muova all'orizzonte e appena si ritrovano un attimo di tempo libero picchiano il ministro Tria e maledicono Mattarella.

Ogni pretesto è buono per saltarsi addosso: Tav, autonomia del Nord, trivelle, Via della seta, fisco, rimborsi ai correntisti truffati, spazzacorrotti, castrazione chimica, bastimenti carichi di migranti, famiglia sì, famiglia no, famiglia forse, pensioni, vitalizi, rose e pistole. Di Maio dice che la destra così destra di Salvini lo imbarazza, Giorgetti per conto del suo capitano butta lì una cosa da niente: sono preoccupato, qui volano dossier, ricatti e maldicenze. Un povero osservatore poco smaliziato sulle cose italiane direbbe «giù il sipario». Il governo è un morto che cammina. Nessun patto tra gentiluomini può reggere a questo clima di sfiducia e intolleranza reciproca. Invece no, non succede nulla. Neppure i fantomatici mercati fuggono come spettatori davanti alla rissa. Tutto ancora si regge. Perché? Sceneggiata.

È solo guapparia, come canterebbe Mario Merola. È finzione, messinscena, ammuina. È lo spettacolo d'arte varia di due partiti che il 26 maggio aspettano con ansia le elezioni europee e forse non hanno altre carte da portare davanti al popolo votante che il proprio vestito di scena. Eccoci siamo tornati, non più confusi sotto il governo del notaio Conte, ma onesti e splendenti nei nostri colori originali: gialli-gialli e verdi-verdi. Mischiati non stanno bene insieme. I primi ad accorgersene sono stati i grillini, in caduta libera nei sondaggi, perché se mischi verde e giallo ti viene un verde paglierino. Un colore che in fondo non piace neppure ai leghisti, troppo sbiadito. Eppure il litigio è finto, come i cazzotti nei film di Bud Spencer o le antipatie nei reality show. Di vero ci sono solo le occupazioni dei posti di potere e la crisi economica, quella che gli italiani scontano sulla pelle.

Il dramma surreale di questa storia è che la democrazia è ormai una finzione, uno spettacolo che ci ritroviamo a guardare come se fossimo davanti alla tv, solo che ci sta costando carissimo, molto peggio del canone Rai, per non parlare di Netflix. Il governo gialloverde è la fiction più costosa della storia.

E, porca miseria, un governo non dovrebbe neppure assomigliare all'Isola dei famosi.

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