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Se i delinquenti e la Tunisia dichiarano guerra all'Italia

Se i delinquenti e la Tunisia dichiarano guerra all'Italia

M atteo Salvini deve ancora prendere le misure del nuovo ruolo di ministro dell'Interno, ma la sua frase ad effetto sui galeotti esportati con i barconi dalla Tunisia all'Italia non è distante dalla realtà. Il 30 marzo sono stati pizzicati a Perugia un paio di tunisini, che avevamo già espulso ben due volte con costoso volo e scorta armata fino a casa loro. Ambedue erano pregiudicati per spaccio di droga. Lo scorso novembre il Viminale del ministro Minniti ha sbattuto fuori 40 tunisini in un colpo solo. Otto sono stati immediatamente arrestati appena rientrati in patria perché ricercati per vari reati.

Il governo tunisino, che tuona contro le parole di Salvini convocando l'ambasciatore italiano in realtà alza la voce per evitare il peggio. A Tunisi sanno bene che ci sono almeno 40mila loro connazionali irregolari nel nostro Paese, molti dediti a diversi generi di crimini. Se Salvini cominciasse le espulsioni con questi signori la Tunisia dovrebbe riprenderseli e sarebbe una bomba innescata nella già precaria situazione economica e sociale del Paese. Per questo ha fatto bene il neo ministro dell'Interno a cogliere la palla al balzo della polemica rilanciando con la disponibilità ad incontrare la sua controparte tunisina.

Così potrebbe ricordare la curiosa e tragica storia di Anis Amri, il terrorista del mercatino natalizio di Berlino poi ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia alle porte di Milano. Amri, il tunisino, era arrivato su un barcone dalla Libia per finire subito in carcere da noi, dove si è radicalizzato. Una volta scontata la pena anziché venir espulso verso casa sua si è trasferito in Germania. Come mai? Le autorità tunisine non volendo gente pericolosa fra i piedi facevano finta che non fosse un loro connazionale. Amri è solo la punta dell'iceberg del mancato riconoscimento da parte di Tunisi dei propri cittadini irregolari.

Dallo scorso anno sono ripresi gli arrivi via mare in Italia dei tunisini, che finita la primavera araba non hanno più diritto all'asilo. Da Sfax o Zarzis sono proprio dei pregiudicati a gestire il traffico mescolando clandestini a contrabbando di sigarette su barche che arrivano fino alle coste sarde o siciliane. I cosiddetti sbarchi fantasma con prezzi del biglietto che variano dai 3mila ai 5mila euro per il viaggio super veloce di poche ore. Un costo impossibile per un povero disgraziato, ma accettabile per chi delinque. Non solo: attraverso i flussi dalla Libia dall'inizio dell'anno sono arrivati in Italia 2.789 tunisini.

Salvini sarà anche sopra le righe, ma in Tunisia è proprio il partito laico Nidaa Tounes, non il cattivone leghista al Viminale, a puntare il dito contro il governo locale stigmatizzando il naufragio di due giorni fa al largo del Paese con 48 annegati che speravano di raggiungere l'Italia.

La classe politica tunisina è responsabile della grave crisi economica e sociale che provoca la fuga dal Paese di normali cittadini in cerca di speranza e delinquenti travestiti da migranti.

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