Cronache

Se i mendicanti rom diventano opere d’arte

Due nomadi che chiedevano l’elemosina per le strade di Malmö sono stati esposti in un museo

Se i mendicanti rom diventano opere d’arte

Dai rom “feccia della società” ai rom come opera d’arte. Da Gianluca Buonanno e dal salotto non più politically correct di Corrado Formigli alla trovata di Anders Carlsson per il museo di Malmö, tra provocazione e rivendicazione della dignità dell’essere umano, contro ogni discriminazione.

È successo in Svezia, dove due mendicanti gitani che chiedevano l’elemosina per strada sono stati avvicinati da Anders Carlsson, direttore artistico dell’Institutet, che ha proposto loro di posare come opere d’arte viventi nel museo cittadino di arte contemporanea.

I protagonisti – rivela l’Agence France Press – sono Luca Lacatus, carpentiere rumeno 28enne e la sua compagna, la connazionale Marcella Cheresi, 26 anni. Erano, come sempre, sul marciapiede a chiedere a carità ai passanti quando sono stati avvicinati dagli organizzatori dell’esposizione. Una proposta conveniente, o meglio irrinunciabile per i due nomadi: trascorrere due ore sotto un tetto – e al caldo – immedesimando semplicemente loro stessi, continuando cioè nel loro quotidiano accattonaggio. Il tutto, ovviamente, sotto compenso. Peraltro ben più alto di quanto riescono a racimolare usualmente con la questua: 150 corone, circa 15 euro e spicci.

“È molto meglio che stare per strada. Là fuori fa freddo e la gente, spesso e volentieri, non è gentile come qua dentro” racconta Luca Lacatus, che insieme alla fidanzata aspetta un figlio. L’idea, però, non ha ottenuto grandissimo successo tra il pubblico. Per vedere l’improvvisata opera in questione si attraversa prima un corridoio al buio, che termina con uno schermo che avvisa i visitatori: “Oggi non siete obbligati a dare denaro”. Si sbuca così nella sala dove ci sono due rom, seduti in silenzio agli angoli opposti della stanza. In sottofondo musica e sulle pareti spoglie ritagli di giornali di articoli dedicati ai problemi sociali. Ben pochi si soffermano, passando oltre dopo pochi secondi a causa del disagio provato (lo raccontano gli stessi visitatori).

Carlsson, mente dell’happening, spiega il perché della trovata: “In quanto artista ho voluto mettere a disposizione uno spazio dove la gente può chiedersi perché tollera tanta ingiustizia sociale, cosa che va contro la loro morale”.

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