Cronache

Se a mettere in discussione il Papa è un cardinale amico di Trump

La rivolta contro Papa Francesco interesserebbe soprattutto la Chiesa americana. Tra i suoi oppositori anche un porporato vicino a Donald Trump

Se a mettere in discussione il Papa è un cardinale amico di Trump

Papa Francesco non è molto apprezzato dalla cosiddetta frangia tradizionalista. Ma anche i conservatori, durante questi anni di pontificato, hanno sollevato più di qualche polemica in materia dottrinale. I "dubia" su Amoris Laetitia hanno fatto discutere per almeno due anni. Tra i firmatari di quelle cinque domande, c'era anche il cardinal Raymond Leo Burke, che ha da poco incontrato Matteo Salvini. La differenza tra consacrati tradizionalisti e conservatori risiede pure nell'accettazione del Concilio Vaticano II.

Il porporato americano sarebbe il primus inter pares di coloro che, tra gli ecclesiastici di spicco, si oppongono al pontefice argentino. Burke ha più volte smentito questa ricostruzione giornalistica, ma non si è distinto per essere un bergogliano di ferro. Uno di quelli che vengono chiamati 'guardiani della rivoluzione'. Qualche nuovo elemento sugli schieramenti vaticani emerge leggendo quanto scritto nella giornata di oggi sull'Huffington Post:

Burke è sì uno dei cardinali statunitensi più in linea con la visione del mondo promossa da Donald Trump, ma sarebbe un altro porporato a stelle e strisce a guidare la rivolta: "Secondo i giri politici e d'affari legati al Presidente Usa nel nostro paese, però - si legge sul sito citato - , sarebbe O' Brien il 'vero' cardinale di riferimento del commander in chief, cioè Trump, in Vaticano. E c'è chi favoleggia che addirittura Trump gli telefoni personalmente". Edwin O'Brien, insomma, sarebbe il vero capostipite del correntone conservatore presente in Santa Sede.

Burke è in contatto con Steve Bannon anche per via del duplice percorso accademico che sta prendendo piede a Trisulti, O'Brien, invece, avrebbe a che fare direttamente con il presidente degli Stati Uniti d'America. Ma non è finita qui. Stando sempre alla medesima narrativa, il cardinale sarebbe in qualche modo legato alle accuse promosse da monsignor Carlo Maria Viganò. I lettori ricorderanno di come l'ex nunzio apostolico a Washington abbia accusato Papa Francesco di essere al corrente da tempo dei comportamenti di Theodore McCarrick, ex arcivescovo della capitale americana e 'scardinalato' proprio da Bergoglio in seguito alla "credibilità" di alcune accuse comprovata dalla diocesi di New York. Ecco, O'Brien avrebbe più volte invitato la Chiesa cattolica a non ammettere all'interno dei seminari le persone omosessuali.

L'unità d'intenti tra il Tycoon e O'Brien sarebbe evidente anche per il passato militare del secondo, che è stato cappellano dell'esercito americano. Vale la pena ricordare, però, come lo stesso Donald Trump abbia dichiarato che l'unica persona in grado di gestire la crisi che sta travolgendo la Chiesa è proprio l'argentino posto al vertice del Vaticano. Un ultimo elemento: O'Brien, essendo vicino alla soglia degli ottant'anni, non dovrebbe votare per l'elezione del prossimo Papa.

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