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Ma secondo Matteo & C. il referendum fa miracoli

Il fronte del Sì è formato da un esercito di imbonitori che promette miracoli. Ma il referendum ci costerà 8 miliardi di nuove tasse

Ma secondo Matteo & C. il referendum fa miracoli

Si chiama pubblicità ingannevole e, di solito, è punita dalla legge. Qualcuno dovrebbe rammentare ai testimonial del «sì» al referendum costituzionale che stanno esagerando. Di questo passo quel voto assomiglia sempre più a un toccasana miracoloso per tutti i mali dell'Italia. È una promessa di felicità, peccato che sia falsa e superficiale.

L'ultimo imbonitore è Tito Boeri, presidente dell'Inps e spesso in rotta di collisione con il ministero dell'Economia, che però in un'intervista alla Stampa non ha resistito ad accodarsi al coro renziano. Se vince il «sì» il sistema previdenziale sarà più forte. Se vince il «sì» si troveranno i soldi per le pensioni. Se vince il «sì» staneremo i falsi invalidi. Boeri come tanti che si sono esibiti prima di lui. Come Benigni, che ti racconta che con il «sì» la Costituzione più bella del mondo sarà ancora più bella. Come chi dice che le bollette di luce e gas, per un abracadabra, diventeranno all'improvviso meno salate. Se vince il «sì», questo lo afferma direttamente Renzi, con i 500 milioni di tagli ai costi della politica ci saranno meno tasse, meno poveri e famiglie più felici. Se vince il «sì» l'Europa sarà meno tedesca e più flessibile. Se vince il «sì» ci saranno più soldi per l'immigrazione e per il terremoto. Se vince il «sì» si salvano le banche. Se vince il «sì» niente più inciuci. Se vince il «sì» non si sentirà più parlare dei Cinque Stelle. Se vince il «sì» la Gran Bretagna sarà ancora più isolata e pagherà cara la scelta della Brexit. Se vince il «sì» le quattordicesime dei pensionati varranno come un jackpot al Superenalotto. E con un salto da Spiderman il Pil del 2017 crescerà dell'uno per cento. Se vince il «sì» gli effetti sullo sviluppo economico saranno paragonabili al piano Marshall. Se invece vince il «no», come certifica l'ufficio studi di Confindustria, la recessione sarà ancora più recessione fino alla notte dei tempi. In pratica il «sì» è una resurrezione e il «no» un'apocalisse. Chissà da qui al 4 dicembre quali altre meraviglie saranno in grado di inventarsi e vaticinare i saltimbanchi del renzismo referendario. Venite, signori, venite, tutti in fila per la fiera del «sì».

L'effetto di questa campagna elettorale senza pudori ricorda i «Medicine show» del Far West. Avete presente quei ciarlatani in giacca, tuba e megafono che attraversavano le terre di frontiera spacciando sciroppi per elisir in grado di curare qualsiasi malattia? Ecco, il quadro è più o meno questo. Qualche volta questi spettacoli erano accompagnati da chiassose bande musicali. Lo sciroppo, il più delle volte, era a base di alcol di pessima qualità. Non curava nulla, ma ti procurava una bella sbornia. Il più noto era il «Kickapoo Sagwa», una roba che dicevano essere prodotta sulla scorta di una ricetta segreta degli uomini di medicina indiani. Il «sì» al referendum sta diventando esattamente questo, una brodaglia di «Kickapoo Sagwa».

Il timore è che dopo il voto, cioè dopo la sbornia, di tutte queste promesse miracolose resterà solo un terribile mal di testa.

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