Cronache

Ma servono le unioni civili? A Padova dopo cinque anni soltanto cinquanta iscritti

Milano approva il registro per le unioni civili. Ma serve davvero? Nel 2007 l'apripista fu Padova. La prima coppia gay che si è registrata è rimasta insieme solo 3 anni

Sin dalla campagna elettorale Giuliano Pisapia ha messo tra i primissimi punti l'istituzione di un registro (inutile legalmente) per le coppie di fatto. Gli ci è voluto poco più di un anno - giusto il tempo per far ingoiare la polpetta avvelenata ai cattolici del Pd - per attuarlo. Al di là del gesto politico e demagogico, viene da chiedersi quale l'utilità di questo albo e, soprattuto, a quante persone può interessare. Per farsi un'idea basta dare un'occhiata all'apripista Padova: i cosiddetti "Pacs" si sono rivelati un vero e proprio buco nell'acqua.

Sono rimasti insieme appena tre anni e adesso si sono già "separati" i due omosessuali che per primi avevano ottenuto a Padova, nel febbraio 2007, il "certificato di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi e di convivenza". Padova, anche allora guidata da una Giunta di centrosinistra, era stata la prima città italiana ad aprire la strada ai "Pacs" grazie all’iniziativa dell’ex presidente dell’Arcigay del Veneto, Alessandro Zan, ora assessore comunale nella giunta guidata dal sindaco Flavio Zanonato. Una via, quella per il riconoscimento anagrafico delle unioni civili, che a partire da questa settimana si appresta a seguire anche Milano. "Da allora però - riferisce Il Corriere del Veneto - solo 50 coppie hanno chiesto al Comune euganeo il certificato per l’unione di fatto, e di queste il 70% è composto da eterosessuali". La coppia gay, che lo ottenne per prima nel 2007, con tanto di cerimonia simile a un un matrimonio, era formata da Tommaso Grandis e Giorgio Perissinotto: i due hanno "rotto" nel 2010. "Con il mio ex compagno Giorgio - spiega oggi Grandis, trasferitosi a Trieste e legato ad un altro uomo - siamo stati insieme oltre 12 anni, tre dei quali con la 'certificazione' del Comune. Poi è finita. D’altronde non ci eravamo sposati davanti a Dio né avevamo promesso di amarci tutta la vita.

Il nostro era solo un modo per prendersi cura l’uno dell’altro".

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