Cronache

Sisma in Campania e Molise: scosse a distanza ravvicinata

Tra le otto e le nove del mattino tre scosse ravvicinate. La scossa avvertita a Campobasso e Napoli. Non ci sono danni

Sisma in Campania e Molise: scosse a distanza ravvicinata

La Campania e il Molise tornano a tremare. Diverse scosse di terremoto si sono susseguite a distanza ravvicinata. La prima è stata avvertita poco dopo le otto di mattina: di magnitudo 4.2, è stata localizzata nel distretto sismico Monti del Matese. Qualche minuto dopo la seconda scossa, di magnitudo 2.6, quindi la terza (proco prima delle nove) di magnitudo 3.7.

Dalle prime ore del mattino le province di Campobasso, Caserta e Benevento, già colpite alcune scosse forti il 29 dicembre scorso, sono interessate da uno violento sciame sismico che torna ad alzare il livello di allarme. Le località prossime all’epicentro sono i comuni di Castello del Matese, Piedimonte Matese e San Potito Sannitico, nel Casertano, e di Cusano Mutri. Numerose chiamate sono arrivate alla sala operativa dei vigili del fuoco da parte di cittadini preoccupati. A Napoli le scosse sono state avvertite nitidamente nei quartieri alti, Vomero, Colli Aminei e Camaldoli, e nel centro antico. I dirigenti di alcuni istituti scolastici hanno deciso di evacuare le aule. A Bojano gli abitanti si sono precipitati in strada, sotto la pioggia. L’assessore regionale alla Protezione civile, Edoardo Cosenza, ha sentito i sindaci delle zone colpite. "Dalle prime verifiche effettuate sulle scuole non si segnalano ulteriori danni - ha spiegato - ma i bambini sono stati fatti rientrare a casa". Ordinanza di chiusura degli istituti scolastici e degli uffici pubblici per precauzione sono anche i sindaci di Letino, Alife, Gallo Matese, Fonte Greca, San Potito e Gioia Sannitica.

Come fa notare il direttore del Centro nazionale terremoti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Alberto Michelini, il meccanismo all’origine del sisma è analogo a quello che ha scatenato la scossa del 29 dicembre. "All’origine - ha spiegato - c’è un movimento di estensione dell’Appennino, che progressivamente si 'allarga' tra il Tirreno e l’Adriatico". È la stessa dinamica del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, di quello avvenuto nel 2012 nel Pollino e di quello che nel 1997 ha colpito Umbria e Marche.

"Se il meccanismo focale dei terremoti avvenuti oggi nel Matese è identico a quello del terremoto del 29 dicembre - ha concluso Michelini - non sappiamo se la faglia sia la stessa".

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