Cronache

Dopo il sisma e le valanghe, le dighe rischiano di crollare

A preoccupare maggiormente la Protezione civile sono le dighe idroelettriche di Campotosto, in provincia dell'Aquila

Dopo il sisma e le valanghe, le dighe rischiano di crollare

Dopo il terremoto e le slavine, il prossimo pericolo incombente per l'Italia centrale potrebbe essere il crollo delle dighe. Quelle che preoccupano maggiormente la Protezione civile sono le dighe idroelettriche di Campotosto, in provincia dell'Aquila, nel pieno dell'epicentro delle ultime scosse.

Di questo, secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, si è parlato nella riunione di lunedì scorso della Protezione Civile anche se l'Enel, gestore di 15 impianti nell'area, ha rassicurato la popolazione: "Nessuna criticità, abbiamo attivato i controlli immediati e continueremo a monitore". Il volume di precipitazioni nevose che stanno colpendo la zona e lo sciame sismico che non si ferma mettono pressione sul terzo bacino artificiale più grande d'Europa, 300 milioni di metri cubi d'acqua, nei pressi dei Monti della Laga a oltre 1.300 metri d'altezza. A preoccupare maggiormente è la tenuta dei tre sbarramenti artificiali: Poggio Cancelli a nord-ovest (in terra battuta), Sella Pedicate a sud (a gravità in terra battuta con ferro e cemento) e la diga di Rio Fucino a est (a gravità in calcestruzzo e ferro). Un'area vicinissima a Montereale, uno degli epicentri delle ultime scosse.

Secondo uno studio del Centro europeo di formazione e ricerca in Ingegneria Sismica (Eucentre) ci potrebbe essere il rischio (segnalato come improbabile) di danni alla diga in caso di rottura di superficie della faglia, come accadde in ottobre sul monte Vettore nel terremoto che ha colpito Norcia.

Ma dalla Regione e dalla Prefettura dell'Aquila tranquillizzano: "Le criticità ora sono altre".

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