Cronache

Sit in contro i profughi. E il sindaco "chiude" il capannone

Circa trecento migranti dovevano essere ospitati per 72 ore in un locale dismesso a Cicerale, in provincia di Salerno. La chiusura per motivi igienici e di ordine pubblico

Sit in contro i profughi. E il sindaco "chiude" il capannone

Porte chiuse ai migranti, il sit in dei cittadini di un piccolo centro del Cilento contro l’arrivo di 300 persone termina con la chiusura del capannone industriale in cui i profughi avrebbero dovuto essere ospitati.

Un centinaio di cittadini di Cicerale, in provincia di Salerno, è scesa in strada nella giornata di venerdì scorso, per sbarrare l’accesso alla struttura da parte del personale della cooperativa che avrebbe dovuto allestire, nell’impianto in questione, un hub provvisorio per ospitare (per circa settantadue ore) i migranti che erano appena sbarcati al porto del capoluogo salernitano. Ma gli abitanti del piccolo comune si sono ribellati perché, tra gli altri motivi, temevano non solo che la provvisorietà del provvedimento finisse per trasformare il capannone in un punto d’accoglienza stabile ma anche perché temevano contraccolpi dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico. Su una popolazione di poco più di milleduecento abitanti – lamentavano i manifestanti – collocare, seppur in via provvisoria, trecento persone avrebbe rappresentato un pericolo per quella comunità.

La protesta ha avuto successo e il sit in è stato poi sciolto quando il sindaco del posto ha firmato un’ordinanza urgente in cui ha “chiuso” l’attività di allestimento dell’accoglienza disposta dalla Prefettura presso il capannone industriale.

I motivi sono da ricercare non solo nel timore dell’insorgenza di problemi sul profilo dell’ordine pubblico, come paventato dai cittadini ma anche nelle carenze igienico-sanitarie della struttura che avrebbe dovuto ospitare i profughi.

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