Cronache

"Picchiato perché nero", ma arriva la smentita

Nel paese alle porte di Agrigento da domenica si parla di un'aggressione razzista contro un tunisino: dopo la denuncia del caso, è arrivato un clamoroso colpo di scena. Non ci sarebbe stata alcuna aggressione, ma il tentativo di difesa della figlia da parte di un genitore

Il centro di Raffadali, paese dell'aggressione smentita nelle scorse ore
Il centro di Raffadali, paese dell'aggressione smentita nelle scorse ore

Una storia partita come un ennesimo caso di aggressione a sfondo razziale e poi, via via, ridimensionata fino quasi a ribaltarla del tutto. I fatti accadono domenica mattina a Raffadali, piccolo paese alle porte di Agrigento. In via San Vito vi è una comunità chiamata “La mano di Francesco” al cui interno vi sono dieci minorenni di origine africana sbarcati nei mesi scorsi sulle coste siciliane.

Nulla apparentemente fa pensare che qualcosa, nella convivenza tra i minori magrebini ed i residenti del quartiere, non funzioni. Si ha notizia nel primo pomeriggio infatti di un autentico pestaggio nei confronti di un tunisino di sedici anni ospite della struttura. Prima una sportellata in faccia, poi calci e pugni ed infine una frase di sfondo razziale. “Tornatene a casa tua” avrebbe urlato l’aggressore o gli aggressori del giovane. Poi la dinamica sembra essere chiarita meglio: sarebbe stato un bullo ad inseguire e poi aggredire il sedicenne tunisino e ad apostrofarlo con frasi a sfondo razziale. Ma già domenica sera le notizie cambiano nuovamente: non è stato alcun bullo coetaneo del ragazzo ferito ad effettuare l’aggressione, bensì un uomo di 48 anni.

E già qui qualcosa inizia a suonare strano. Come mai, si chiedono in tanti, un uomo adulto e padre di famiglia insegue senza apparenti motivi un ragazzo tunisino di 16 anni per aggredirlo ed apostrofarlo con frasi razziste? Ma ormai la notizia gira in tutto il paese e, ben preso, anche in tutta Italia. Nei telegiornali siciliani così come in molte testate nazionali, si parla di Raffadali come paese che ha ospitato l’ennesimo caso di violenza a sfondo razziale.

Il caso viene presto etichettato come un nuovo esempio dell’ondata razzista che attraversa l’Italia in queste settimane. È costretto ad intervenire anche il sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro (fratello di Totò, ex presidente della regione siciliana), il quale non ci sta a vedere la propria comunità etichettata come razzista: “Raffadali non si è mai girata dall’altra parte – sono le sue parole – Abbiamo diversi progetti Spar in paese, non ci sono mai stati problemi di convivenza. Anzi, inviteremo tutti gli ospiti di questa comunità a cena, come si fa tra amici”. Ma dalle frasi del sindaco si evince anche un ridimensionamento dell’episodio, almeno come caso di razzismo: “Conosco l’uomo che ha aggredito il giovane – dichiara alla stampa – Per adesso è nervoso per problemi personali e si sono registrati comportamenti scorretti anche verso concittadini”, smentendo dunque in parte il movente razziale dell’aggressione.

Intanto dall’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento arriva la notizia che il giovane aggredito presenta alcune ferite guaribili in cinque giorni. Martedì un altro colpo di scena: alla locale caserma dei Carabinieri infatti, si presenta l’uomo autore dell’aggressione assieme alla figlia. Entrambi denunciano episodi in cui la figlia, anche lei sedicenne, sarebbe stata fatta oggetto di attenzioni particolari da parte di alcuni magrebini ospiti della struttura di Raffadali. Inoltre, come scrive il sito AgrigentoNotizie.it, pare che la ragazza avrebbe denunciato un episodio in cui avrebbe ricevuto minacce con un coltello.

Inoltre, come si legge sempre su AgrigentoNotizie, l’aggressione fisica da parte dell’uomo di 48 anni non ci sarebbe stata. Lui stesso avrebbe infatti raccontato agli inquirenti di uno scambio di frasi concitato con il giovane tunisino in questione, senza aver sferrato alcun calcio od alcun pugno. Il tutto, sempre secondo il genitore, per difendere la figlia dalle attenzioni non gradite riservatele.

Il caso dunque si infittisce: non ci sarebbe stata aggressione, né tanto meno fisica.

Sui fatti di Raffadali è stata aperta adesso un’inchiesta da parte della Procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio.

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