Rosso Malpelo

Sogno fiscale di una notte di fine inverno

Sogno fiscale di una notte di fine inverno

Sono anch'io un reietto di Equitalia, un abate Faria delle tasse, un pregiudicato della rottamazione che ha visto molte albe davanti al campo di concentramento su cui campeggia la scritta «Pagare vi renderà liberi».

Essendo un ex parlamentare, quindi titolare di un abominevole vitalizio, scopro che su di esso si sono avventati sia Equitalia che una ex moglie. E fin qui siamo nel normale paranormale. Poi, arriva il diabolico. Scopro cioè che i soldi che Equitalia mi confisca, non possono essere utilizzati per scalare il debito con la stessa Equitalia. Vacillo e chiedo un consulto in cui mi viene spiegato, con la condiscendenza dovuta a un malato terminale, che Equitalia sta accantonando (senza poterla riscuotere) una somma pari al 150 per cento del mio debito, ma che soltanto dopo la mia morte la Grande Sorella potrà presentarsi dal notaio travestita da mio erede per reclamare il bottino maggiorato del cinquanta per cento fra interessi, more e altri frutti di bosco.

Bisognava dunque morire, per uscire liberi come fumo dal camino. Bastava dirlo. Così, animato da uno spirito più collaborazionista che collaborativo, ho sognato di apprendere da un giornale di essere disciplinatamente deceduto e, come accade nei beffardi sogni erotici, ero stupidamente felice di questa svolta nella mia vita fiscale, perché da morto potevo saziare Equitalia che non voleva i miei soldi da vivo.

Vi risparmio la rottamazione del risveglio.

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