Cronache

Solo la giustizia di Cipro peggio di quella italiana

Solo la giustizia di Cipro peggio di quella italiana

Un po' meglio, ma sempre male. L'Italia arranca in fondo alle classifiche che misurano il funzionamento della giustizia civile. Discorso antico, piaga storica, ferita mai rimarginata. Ora la Commissione europea aggiorna i dati pubblicando il suo quinto rapporto, Justice Scoreboard, sul tema: solo Cipro fa peggio. Una magra consolazione, così come i miglioramenti che pure ci sono stati: nel 2013 ci volevano oltre 600 giorni per chiudere in primo grado una causa civile o commerciale. Oggi l'isola al centro di una lunga querelle fra Atene e Ankara rimane su quella frontiera inaccettabile; il Belpaese ha guadagnato qualcosa in rapidità: per sfornare una sentenza ci vogliono circa 500 giorni. Cento in meno.

Un passo in avanti, ma che ancora incide poco sulle attese degli utenti. Nel suo recentissimo saggio Mettiamo giudizio, l'ex vicepresidente del Csm Michele Vietti si concentra sul secondo grado e giunge a conclusioni drastiche: i procedimenti pendenti nelle 26 corti d'appello sono oltre seicentomila. Un'enormità. E se per caso non dovesse più arrivare nemmeno un procedimento, insomma, se il mondo si fermasse, ci vorrebbero comunque 2 anni e 8 mesi per svuotare la vasca degli arretrati. Tanto per capirci, Lussemburgo, Belgio e Lituania, i tre Paesi più virtuosi, producono il verdetto nel tempo per noi sbalorditivo di 100 giorni. Ma altri 10 nostri partner della Ue - dall'Olanda all'Austria alla Germania - tengono un ritmo per noi fantascientifico e chiudono la pratica e il primo round non oltre i 200 giorni. Chapeau. Un terzo gruppetto, composto da Lettonia e Slovenia, vivacchia: il percorso giudiziario si chiude in 300 giorni. Sempre in prima battuta. Peggio fanno Francia, Grecia, Spagna e Portogallo dove il verdetto si materializza dopo un periodo che oscilla fra i 300 e i 400 giorni. Malta naviga in cattive acque a quota 440 giorni, ma ha fatto miracoli perché nel 2010 l'attesa media del verdetto si prolungava per 800 giorni. L'Italia, come accennato, è penultima a quota 500 giorni, infine ecco Cipro: la maglia nera, sull'asticella dei 600 giorni.

La radiografia della Ue sembra sfatare anche qualche luogo comune. I magistrati tricolori sono pochi in rapporto alla popolazione, ma lavorano molto: il clearance rate, vale a dire il tasso di risoluzione delle cause civili, è fra i più alti d'Europa, al 120 per cento: in sostanza, i giudici non solo smaltiscono le nuove controversie, ma azzannano anche la montagna dell'arretrato, che pure raggiunge altezze vertiginose. E potrebbero fare di più se venisse finalmente ritoccata la mappa dei distretti. Per intenderci, nel Paese degli estremi convivono, non proprio felicemente, la corte d'appello di Milano, che ha sei milioni di utenti, e quella di Campobasso, che serve circa 314mila persone. Qualcosa non quadra.

E tutto ha una logica. L'Italia impantanata in mille contenziosi, svetta per l'affollamento di studi legali: ci sono 390 avvocati ogni 100mila abitanti. In Francia sono meno di 100, in Germania circa 200, in Spagna 310 ogni 100mila abitanti.

A ciascuno i suoi record.

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