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Sono le Politiche le primarie del centrodestra

Leadership e democrazia

Sono le Politiche le primarie del centrodestra

Berlusconi ieri, in una intervista sul Corriere della Sera, ha sciolto il rebus su chi sarà nel prossimo futuro il leader del centrodestra. «Comanderà ha detto il Cavaliere scommettendo su se stesso il capo del partito che dentro la coalizione prenderà più voti». Soluzione banale, nella sua logica semplicità, un uovo di Colombo che speriamo plachi le ansie di presunti esperti, commentatori e autocandidati. Questo elementare concetto «comanda chi prende più voti» è la cosa più democratica che si sia sentita nella babele politica che ci sta accompagnando verso il voto. Altro che giochini di Palazzo o mediatici, ricatti, furbate o minacce. Le elezioni saranno le primarie del centrodestra. Punto. Più semplice, trasparente, incontestabile e pulito di così non si poteva sperare.

Del resto questo è il motivo per cui il centrodestra non ha mai avuto il bisogno di allestire inutili elezioni primarie. Ad ogni votazione della seconda Repubblica, sei Politiche e cinque Europee, Silvio Berlusconi è sempre stato di gran lunga il candidato più votato: in tutto duecento milioni di voti, secondo un calcolo un po' forzato ma non lontano dalla realtà. Servivano primarie? Non credo proprio, e infatti a parte qualche disperato in cerca di sventure durante momenti di debolezza fisica o politica del Cavaliere, nessuno le ha mai davvero chieste.

Il centrodestra va quindi incontro a una elezione nell'elezione. La prima per battere Grillo e la sinistra, la seconda per decidere chi guiderà la coalizione nella prossima legislatura. Lega e Forza Italia partono più o meno alla pari e una sana competizione interna non potrà che portare benefici a tutti.

Tutto risolto quindi? Non penso. Un minuto dopo l'approvazione definitiva al Senato della nuova legge elettorale sarà bagarre per le candidature e i posizionamenti in lista, ma questo fa parte di un già (purtroppo) visto ad ogni tornata. Se comunque pensiamo ai guai con i quali hanno a che fare il Pd e la sinistra c'è da essere moderatamente ottimisti. Perché le elezioni a volte le vinci tu, altre le perdono gli avversari. E a occhio Matteo Renzi si sta infilando proprio nella seconda direzione. Lasciamolo fare.

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