Cronache

Sigarette sequestrate sparite e poi rivendute, sei ai domiciliari

Inchiesta a Benevento, finiscono nei guai sei dipendenti dei Monopoli di Stato. Tra le accuse quella di aver sviato le indagini

Sigarette sequestrate sparite e poi rivendute, sei ai domiciliari

Avrebbero sottratto sigarette di contrabbando sequestrate per poi rivenderle e si sarebbero adoperati per ostacolare l'inchiesta della Procura, con questa accusa sono finiti ai domiciliari sei dipendenti dei Monopoli di Stato a Benevento.

L’inchiesta, partita nell’ottobre dello scorso anno, avrebbe portato alla luce le attività dei sei indagati che avrebbero agito, organizzandosi anche nello sviare i controlli e le ispezioni delle forze dell’ordine, per “liberare” le stecche di “bionde” che invece dovevano finire al macero e coprire gli ammanchi.

Secondo gli inquirenti, su trentatré tonnellate di sigarette custodite nei depositi del Sannio, due sarebbero finite sul mercato sommerso del contrabbando. Con una perdita per lo Stato di 300mila euro in diritti doganali evasi. Ma i controlli per la quantificazione del danno sono ancora in corso.

A finire nei guai sono tre uomini e tre donne, che in diversi ruoli e con responsabilità differenti sono accusati di aver sottratto dal deposito una grossa quantità di tabacchi sequestrati e di aver cercato di sviare indagini e controlli da parte delle autorità. Sigarette che poi sarebbero finite sul mercato. Per due degli indagati, quelli che dall'inchiesta sono stati individuati come gli unici ad avere effettivamente accesso al materiale sotto sequestro, le accuse sono di peculato e contrabbando. Per gli altri quattro, invece, l'ipotesi di reato è quella di intralcio all'attività investigativa. Per tutti il gip del tribunale di Benevento ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.

In un caso, infatti, gli inquirenti hanno scoperto uno dei modi utilizzati per (tentare) di beffare i controlli sui lotti sequestrati che sarebbero stati oggetto di verifiche da parte delle forze dell'ordine. Preparavano lotti dal peso giusto, per “compensare” o sostituire quelli dai quali mancavano le stecche che avevano già preso il volo.

Un metodo che, però, non ha ingannato i finanzieri che, proprio in quell'occasione, scoprirono un ammanco da circa cinquecento chilogrammi di sigarette.

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