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Il sovranista Usa & getta Matteo non serve più a Donald

Il sovranista Usa & getta Matteo non serve più a Donald

La svista «Giuseppi» (che è il modo in cui gli anglosassoni lo pronunciano) al posto di «Giuseppe» viene corretta rapidamente. Il messaggio invece resta: Donald Trump benedice un governo Conte bis con un endorsement clamoroso. Segno di una correzione di rotta della bussola diplomatica dell'amministrazione americana nei confronti del sovranismo italiano, ritenuto ormai un alleato poco efficace se non inutile.

La frase del presidente degli Stati Uniti non lascia spazio a equivoci: «Le cose sembrano andare bene per l'altamente rispettato primo ministro della Repubblica italiana, Giuseppi Conte. Ha rappresentato in modo potente l'Italia al G7. Ama tanto il suo Paese e lavora bene con gli Usa. Un uomo pieno di talento che si spera resti primo ministro». Il mezzo, Twitter, è il preferito di Trump. Lo stile e le parole sono più consone invece al suo staff diplomatico. E nello stesso giorno, arriva dalla stessa sponda dell'oceano anche il ringraziamento di Bill Gates a Conte per l'impegno nel Global fund contro «Aids, tubercolosi e malaria». Salvini stavolta accusa il colpo: «Trump tifa Conte? Sono in silenzio stampa».

Era già successo che in passato gli americani facessero trapelare le proprie «simpatie» verso politici italiani. Tra tutte gli auguri di Obama a Matteo Renzi poco prima delle elezioni politiche sono il precedente che più si avvicina. Ma certo, una benedizione così forte ed esplicita in una fase tanto delicata della politica italiana è un evento che lascia il segno.

Può sorprendere che il sovranista Trump scarichi così facilmente il sovranista Matteo Salvini in favore di un governo che, con il Pd, si sposta verso sinistra e, soprattutto, verso Bruxelles: la vocazione europeista è uno dei cinque punti «irrinunciabili» messi sul tavolo da Zingaretti. Cosa che a Trump sicuramente non può far piacere. Ma la mossa del presidente è il segnale che questo governo nasce in un nuovo scenario internazionale, una congiuntura che decreta l'isolamento di Salvini da parte di attori con interessi diversi quanto sono Berlino e Washington.

E mentre i mercati reagiscono al nuovo quadro politico con un calo dello spread, in queste ore sono arrivati segnali chiari dall'Europa: l'improvvisa disponibilità ad accogliere migranti come è successo a Malta, i segnali di repentina disponibilità ad ammorbidire il rigore sui conti. Ma anche dall'America qualche avvertimento era arrivato. A detta di molti, il viaggio di Matteo Salvini negli Usa a giugno, nonostante gli incontri ad alto livello, non sarebbe andato bene. Gli americani avrebbero rimproverato a Salvini di non aver inciso nel dossier che più preme loro: il coinvolgimento di Huawei nella costruzione della rete 5G in Italia. Ancora peggio, Salvini si è proposto a Trump come capo di un fronte sovranista che avrebbe scardinato gli equilibri europei ma, dopo il voto di maggio, la Lega, isolata dal «cordone sanitario» delle grandi famiglie politiche europee, si è ritrovata fuori da tutti gli incarichi, mentre i 5s, più spregiudicati, barattavano i voti al Pd David Sassoli in cambio di una vicepresidenza dell'Europarlamento. Evidentemente, Trump ritiene il nuovo amico Conte, con la sua «flessibilità» sui principi, più utile del vecchio amico di ideologia Salvini. Non sfugge poi, che lo scoop sul «Russiagate di Savoini» sia stato pubblicato da un sito di news americano.

Il M5s, dal canto suo, si è speso parecchio, e non da oggi, per mantenere buoni rapporti con gli Usa. Più che il viaggio di Luigi Di Maio, volato a Washington per assicurare che «gli Usa sono un alleato, la Russia un interlocutore», va ricordata la visita di Beppe Grillo a Villa Taverna, residenza dell'allora ambasciatore Ronald Spogli. E lo stesso Davide Casaleggio, il 19 marzo ha firmato un intervento sul Washington Post per spiegare la sua filosofia sul tema delle reti, che tanto preme agli Usa. Che, in piena trattativa Pd-M5s, hanno inviato anche un altro segnale a Roma: l'inclusione nella «lista nera» Usa di Huawei Italia e del suo centro di ricerca di Milano.

Governo avvertito..

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