Cronache

Lo spaccio dei richiedenti asilo all’ombra del Colosseo

Da alcuni mesi ormai il Parco del Colle Oppio è in mano ad un gruppo di richiedenti asilo dediti allo spaccio. Gli affari vanno avanti alla luce del sole e la villa è diventata anche un punto di riferimento per i turisti in cerca di "sballo"

Lo spaccio dei richiedenti asilo all’ombra del Colosseo

Colle Oppio è ormai irriconoscibile, sfregiato, sfigurato. Nel parco archeologico che affaccia sul Colosseo la bruttezza dilaga. La vegetazione è incolta, sono sempre di più gli sbandati che trovano ricovero nei suoi meandri e che, da qualche mese, hanno anche avviato un business fiorente: quello dello spaccio (guarda il video).

A gestirlo è un gruppo di richiedenti asilo che si è stabilito nei pressi di ciò che rimane del vecchio roseto: una giungla di rovi e sterpaglia. Giulia, residente sulla trentina, non usa mezzi termini: “È veramente grave quello che sta capitando, in tanti anni una cosa del genere non si era mai vista”. Le fanno eco dal municipio. A parlare è il consigliere Stefano Tozzi. Ripercorre gli anni più bui del parco, i Novanta: “Quando lo spaccio era all’ordine del giorno”. Oggi, quell’epoca sembra riaffacciarsi. Le forze dell’ordine non sono all’oscuro dei traffici che si svolgono da queste parti, tant’è che, qualche giorno fa, hanno dissotterrato ben 1.300 dosi di hashish e marijuana pronte per essere smistate ai turisti che ormai, raccontano i residenti, hanno preso il parco all’ombra del Colosseo come punto di riferimento per lo sballo. Con l’aiuto dei cani antidroga, gli agenti del commissariato Esquilino hanno passato al setaccio ogni anfratto della villa, scovando un vero e proprio arsenale di sostanze stupefacenti, nascosto in delle buche ricoperte dalla vegetazione. E sono scattate le manette per ben cinque pusher. Ma il blitz non sembra aver scoraggiato il resto del gruppo, anzi.

Ce ne rendiamo conto di sabato pomeriggio. Entrando nella villa li individuiamo subito. Sono in cinque, appollaiati attorno alla fontana per cercare riparo dal sole. Ci avviciniamo e senza perdere tempo gli domandiamo subito “qualcosa da fumare”. Hashish e marijuana costano 10 euro al grammo e qui non sono disposti a fare sconti. La trattativa dura una manciata di secondi e in men che non si dica ci ritroviamo la nostra dose di erba in tasca. Mentre avviene lo scambio il parco brulica di turisti, residenti e anche di mamme con bambini piccoli. Decidiamo di restare ancora un po’ in compagnia dei migranti. Gli domandiamo da dove vengono e perché sono finiti a vendere droga per strada. A parlare è un giovane maliano. “Veniamo tutti dal Mali e dal Niger, stiamo aspettando che arrivino i documenti e poi ce ne andremo dall’Italia”, assicura. Sognano un futuro in Francia, oppure in Belgio, ma, nel frattempo, ammettono candidamente di spacciare “per mangiare”. Molti al parco del Colle Oppio ci dormono anche, testimoniano i giovani africani.

Sulle panchine con vista sull’Anfiteatro Flavio c’è un altro gruppo di ragazzi. Con loro proviamo a rilanciare: “Avete anche la cocaina?”. La risposta, ovviamente, è “sì”. Ma per le droghe pesanti la consegna è su ordinazione. “Ce l’hanno degli amici”, ci spiegano. E a recapitarla sul posto, poi, ci pensano i corrieri. Ne vediamo uno inforcare la bici e sfrecciare in direzione della stazione Termini. Non è un segreto che per acquistare la famigerata polvere bianca basta raggiungere il primo snodo ferroviario della Capitale. È da lì che si ramifica lo spaccio: passa da via Marsala e dal ballatoio di via Giolitti e arriva fino a piazza Vittorio. E ora anche al Colle Oppio.

Ma il parco archeologico che, ogni giorno, viene battuto da centinaia di turisti per raggiungere il monumento simbolo della città, non è solo una delle tante piazze di spaccio nel cuore della Capitale. C’è chi sceglie questa villa anche per iniettarsi l’eroina. E così, di sabato pomeriggio, può anche capitare di imbattersi nei soccorritori di villa Maraini alle prese con le ricerche di un ragazzo in overdose. Lo cercano disperatamente. “È giovane”, ci dicono, “italiano e con dei tatuaggi sul corpo”. Vanno su e giù, setacciano il parco da cima a fondo. Non lo trovano. Si sarà salvato? Ma per uno che ce la fa, ce ne sono altri che non sopravvivono. È di qualche giorno fa la notizia dell’ennesima morte. Quella di un uomo, fotografato da un residente mentre è riverso a terra, con una siringa infilata nel braccio.

La sua vita si è interrotta vicino alla stazione Termini, a due passi dalla “grande bellezza”.

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