Cronache

Perseguita e minaccia i vicini Il giudice la sfratta di casa

La vicenda alla periferia di Milano. Una 40enne minaccia e perseguita i vicini: allontanata dal condominio

Perseguita e minaccia i vicini Il giudice la sfratta di casa

Intimiditi con bigliettini appesi fuori dalla porta di casa, bloccati spalle al muro e minacciati :"Se vi incontro sulle scale vi ammazzo, vi lascio ciechi, io ho la pistola". Quando vivere in condominio si trasforma in un incubo e la convivenza tra vicini  in un reale pericolo.

È una storia incredibile quella riportata sulle pagine de Il Corriere della Sera e che vede protagonisti alcuni residenti di un condominio alla periferia est di Milano. Tutto comincia con i soliti litigi tra inquilini. Rumori molesti, radio e televisione ad alto volume e urla inquietanti a ogni ora del giorno e della notte da parte di una 40enne e del suo compagno, spingono la coppia che vive nell'appartamento di fronte a chiedere gentilmente di far cessare il tutto.

Peccato che la cortesia non sia ricambiata, anzi. Da quella sera per la coppia ha inizio un vero incubo. I molesti vicini danno il via a quello che si può definire vero e proprio stalking, con tanto di minacce a seguito, via sms e tramite intimidazioni su bigliettini appesi ovunque nel condominio. La coppia viene più volte intercettata nell'androne del palazzo e fermata con violenza; il vicino fastidioso avverte: "ho la pistola, voi del quinto piano siete morti".

Quella che avrebbe potuto essere una semplice e banale lite tra condomini si tramuta in una situazione alquanto grave, tanto che la coppia perseguitata finisce dallo psicologo, preda di ansia e attacchi di panico. La questione allora viene discussa nelle aule del tribunale, dove per la prima volta il giudice Stefania Donadeo, facendo ricorso a una interpretazione estensiva della legge sui maltrattamenti in famiglia, decide di sfrattare di casa la vicina fastidiosa.

La misura cautelare di "obbligo di allontanamento dalla casa familiare" può essere applicata anche in via generale, non solo per i reati commesi dai familiari coabitanti. Questo per poter tutelare anche coloro che non vivono nella stessa casa. "Questa interpretazione estensiva sarebbe "più favorevole all'indagata", giacché altrimenti le uniche alternative a disposizione della giudice per ottenere lo stesso risultato sarebbero state quelle più gravose, come il divieto di dimora in un intero Comune o addirittura il carcere"- spiega Il Corriere

La 40enne è stata così costretta a lasciare la propria abitazione. Intanto una diagnosi dell'ospedale San Paolo di Milano ha rivelato che la donna soffre di " uno stato depressivo reattivo in disturbo di personalità borderline" pertanto è stata data in affidamento ai servizi sociali.

La coppia maltrattata può finalmente tornare a vivere in tranquillità.

 

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