L'articolo della domenica

La stella cadente del premier

Renzi non è più il generale invincibile delle ultime europee

La stella cadente del premier

Le elezioni del 2013 sono state dominate dal movimento neo-anarchico Cinque stelle con la diarchia Grillo-Casaleggio. Grillo è il tribuno giustizialista che guida la rivolta contro la classe politica corrotta, Casaleggio l'ideologo che teorizza l'estinzione dello Stato attraverso l'autogoverno del popolo col web. La stampa e la televisione italiana hanno ignorato il movimento e considerato Grillo solo un comico. Così sono rimasti tutti stupefatti quando il Pd ha preso il 29,55% e i 5 Stelle il 25,56. C'è stato panico e molti a sinistra come a destra hanno cercato un nuovo punto di riferimento in Renzi, che avrebbe potuto lanciare un proprio movimento. Ma non lo ha fatto. Si è presentato alle primarie del Pd, è diventato segretario e poi primo ministro. In primavera sono arrivate le elezioni europee e Grillo ha lanciato una sfida: se supero il Pd, chiedo al presidente della Repubblica di assegnarmi il governo. Il Pd ha paura e affida a Renzi la campagna elettorale. Renzi vince, raccogliendo voti a destra e a sinistra e raggiunge il 40,8%. Grillo scende al 20,1.

Renzi da quel momento penserà di poter contare su questa maggioranza. In realtà egli potrà contare in Parlamento solo sull'ala destra del Pd e anche a livello popolare il suo credito diminuirà, mentre i 5 Stelle, un partito ben organizzato con decine di migliaia di militanti, raccoglierà sempre più consensi fra i malcontenti. Alle ultime elezioni amministrative i 5 Stelle hanno vinto quasi dappertutto. Per Renzi è stata una umiliante sconfitta. Non è più il generale invincibile. I cartaginesi crocifiggevano i generali sconfitti e il vecchio gruppo dirigente e la sinistra Pd gli farebbero volentieri fare la stessa fine, ma non hanno nessuno con cui rimpiazzarlo. In questa lotta intestina però il Pd rischia veramente di andare in pezzi. Anche presso il popolo Renzi ha perso fiducia e prestigio. Non è più il giovane capo carismatico che nel 2014 faceva sognare un'Italia forte e rinnovata. Lo hanno danneggiato, oltre alla sconfitta, il prolungarsi della crisi, l'alto carico fiscale, l'ondata migratoria, il suo attivismo, la sua arroganza e, infine, la sua eccessiva esposizione mediatica.

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