Cronache

La storia infinita del libro restituito dopo cento anni

«Libro prestato, spesso sciupato, sempre perduto», diceva Charles Nodier. E Pitigrilli rincarava: «I libri sono come le fanciulle: a lasciarle andare in giro si perdono». Ma quando prestare libri è il tuo lavoro, devi fare quotidianamente i conti con i (...)

(...) molestatori (leggi sottolineatori), i violentatori (leggi imbrattatori) e i rapitori (leggi ladri) di quelle amorevoli e seducenti fanciulle le quali lasciano i tuoi sicuri scaffali andando incontro a chissà quali disavventure. Gli impiegati di qualsiasi biblioteca pubblica, tutori delle fragili e indifese creature, potrebbero a loro volta scrivere libri, di genere giallo, noir o addirittura horror, basandosi sulle proprie esperienze. Questa storia, invece, è a lieto fine. Anche se la fine si è fatta attendere un bel po'.

Nel 1917, la signora Phoebe Webb prese in prestito dalla San Francisco Library un'opera di Francis Hopkinson Smith, scrittore, artista e ingegnere morto due anni prima. Malauguratamente, la signora morì una settimana prima della scadenza del prestito. Così il libro giacque in un baule per quasi ottant'anni. Fino a che, nel '96, il bisnipote dell'incolpevole lettrice, Webb Johnson, non lo trovò casualmente, andando a ravanare nei ricordi di famiglia. No, era ancora presto per l'happy end, poiché il nipotino non se la sentì di pagare la salatissima multa. Dieci cent per ogni giorno di ritardo facevano la bellezza di 2556 dollari. Per «liberare» la raccolta di racconti del buon Francis Hopkinson Smith è stata necessaria... un'amnistia. Quella concessa pochi giorni fa, ed entro e non oltre il 14 febbraio, dalla direzione della biblioteca californiana, che nel frattempo ha registrato la sparizione di qualcosa come (si reggano forte i bibliofili con problemi alle coronarie) 55mila titoli. Webb Johnson è stato tra i primi a costituirsi, approfittando del decreto svuota-bauli/soffitte/cantine.

Il San Francisco Chronicle che ha dato la singolare notizia non specifica se Webb Johnson sia o no l'unico erede della signora Phoebe Webb. In ogni caso, siccome tutto è bene quel che finisce bene, per fortuna la vicenda non si è svolta ad Athens, in Alabama. Laggiù, alla biblioteca comunale Limestone, di amnistie non si parla proprio. Se sei in ritardo nella riconsegna dei libri, e se telefonate ed e-mail non riescono a riportarti sulla retta via del dovere civico, rischi un mese di galera. Dimenticavamo, il libro preso in prestito dalla signora Phoebe Webb un secolo fa s'intitolava Forty Minutes Late and Other Stories, cioè «Quaranta minuti di ritardo e altre storie». Questa storia sa di fake, di bugia. Ma se servirà a liberare altri libri, ovunque nel mondo, ben venga.

Daniele Abbiati

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