Cronache

Stradella, 70 italiani assunti con contratto romeno e pagati in Leu

Gli ispettori del Ministero del Lavoro stanno indagando un'azienda dell'Oltrepò Pavese che ha assunto 70 lavoratori del posto, ma con un contratto romeno e pagandoli con valuta romena

Stradella, 70 italiani assunti con contratto romeno e pagati in Leu

Assunti allo stabilimento di Stradella, nell'Oltrepò Pavese, ma con contratto romeno e pagati in valuta romena: è quello che è successo a 70 lavoratori.

Nell'azienda della Ceva Logistics Italia sono arrivati gli ispettori del Ministero del Lavoro, dopo la denuncia di Repubblica. Secondo il quotidiano, l'azienda avrebbe assunto 70 lavoratori con un contratto romeno, attraverso il ricorso di una catena di agenzie interinali, una delle quali con sede a Bucarest.

I dipendenti, tutti italiani tra i 20 e i 45 anni e originari della zona, per poter lavorare alla Ceva, succursale in provincia di Pavia del colosso internazionale dei trasporti e della logistica olandese-americano con strutture in 170 paesi e 51 mila addetti, hanno dovuto firmare un contratto romeno. Oltre alla truffa, anche la beffa: pure gli stipendi, infatti, sono pagati in valuta romena. Per un mese di lavoro, il compenso è di 1400 leu, poco più di 300 euro, e zero contributi.

Il contratto era proposto dall'azienda interinale Byway Jpb Consulting srl., con sede a Bucarest, alla quale si era rivolta un'altra agenzia (lodigiana) alla quale aveva a sua volta fatto ricorso il consorzio di cooperative "Premium Net", serbatoio di manodopera appaltato dalla Ceva. L'accordo romeno, scritto in un italiano zoppicante, prevedeva che i 70 assunti nel polo della "Città del Libro", zona industriale di Stradella, ricevessero uno stipendio "misto" nella valuta.

La denuncia dei sindacati

"La parte fissa veniva pagata in leu, e una piccola parte in euro - ha spiegato Massimo Colognese, segretario provinciale della Filt-Cgil che venerdì pomeriggio ha bloccato l'attività della piattaforma logistica convincendo 400 lavoratori a restare fuori dai cancelli - Questi contratti prevedono una retribuzione mensile di 1400 leu (307 euro), ma il costo del lavoro per l'agenzia è molto più basso. Ed è anche più bassa di quella che viene pagata in euro agli altri lavoratori".

Il trucco è diffuso anche in altri settori: facchini, camionisti, operai, infermieri che, a dispetto della nazionalità italiana, sono pagati come se avessero il passaporto romeno. Uno sfruttamento che approfitta della disperazione delle persone che hanno bisogno di lavorare.

"Somministrando i lavoratori dall'estero, pagano le tasse in Romania e risparmiano - spiegano alla Cgil - Ma per il lavoratore dal punto di vista contributivo e fiscale non c'è traccia di niente". Un escamotage a cui ricorrono le agenzie interinali (sfruttate dalle aziende) è la trasferta farlocca: far risultare che il lavoratore "romeno" presta servizio in Italia, ad esempio, tre giorni al mese. E con le trasferte viene pagata una parte dello stipendio. Nel caso dei 70 di Stradella la "trasferta" veniva pagata 85 euro al giorno. Moltiplicati per tre fanno la parte più consistente dei 307 euro della paga. E così, la zona "grigia" della busta paga è in moneta romena, quella "in chiaro" è saldata in euro.

Gli ispettori del lavoro

Dopo la denuncia, ora stanno indagando gli ispettori del Ministero del Lavoro per accertare le varie responsabilità. "Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e l’Ispettorato nazionale del lavoro - spiega una nota - informano che gli ispettori sono già stati inviati presso l’azienda, per verificare la regolarità dei contratti di lavoro attivati e il rispetto della normativa italiana e comunitaria in materia di distacchi transnazionali.

Nel contempo - si aggiunge - il Capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro ha inviato agli Uffici territoriali una nota dove viene richiesto di rafforzare ulteriormente l’attenzione nei confronti dei fenomeni di elusione della normativa lavoristica attraverso il meccanismo dei falsi distacchi transnazionali e, più in particolare, di assunzioni che solo fittiziamente sono effettuate all’estero con lo scopo di aggirare gli obblighi di carattere retributivo e contributivo nei confronti dei lavoratori".

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