Cronache

Strage migranti, molti erano rinchiusi nella stiva

Non si conosce ancora il numero preciso dei morti, forse a bordo c'erano 950 persone. Naufragio a Rodi, in mare 200 persone

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Una stima esatta dei morti non c'è ancora. E forse non ci sarà mai. Si è parlato di 700 vittime, poi uno dei superstiti ha detto che a bordo del peschereccio affondato nella notte tra sabato e domenica c'erano 950 persone. Ma non ci sono conferme. L'unico dato certo è questo: 24 corpi recuperati e 28 superstiti trasportati a bordo della nave Gregoretti della Guardia Costiera italiana, giunta a Malta con il proprio carico di morte e disperazione. Intanto nelle acque dove si è consumata la tragedia proseguono le ricerche.

A raccontare che sul peschereccio proveniente dalla Libia si trovavano 950 persone, tra cui duecento donne e 50 bambini, è uno di quelli che ce l'hanno fatta. "In molti - dice - erano chiusi nella stiva". Sono morti, dunque, senza neanche avere la possibilità di aggrapparsi a qualcosa che galleggiasse per cercare di mettersi in salvo. Sono colati a picco intrappolati. "Siamo partiti da un porto a cinquanta chilometri da Tripoli - racconta l'uomo - ci hanno caricati sul peschereccio e molti di noi sono stati chiusi nella stiva".

Guardando i vestiti delle povere vittime si capisce che, sul peschereccio, stavano sopra: indossavano "giacche a vento e maglioni", dicono alcuni soccorritori. Gli altri, invece, quelli con abiti più leggeri, in alcuni casi quasi nudi per il caldo infernale dei corpi, ammassati uno sull'altro, erano stipati sotto coperta. I corpi che galleggiavano in acqua erano quasi tutti ricoperti di nafta.

Non meno drammatico è il racconto del comandante della King Jacob, il mercantile portoghese che per primo ha prestato i soccorsi: "Stavamo navigando nella loro direzione. Appena ci hanno visto si sono agitati e il barcone si è capovolto. La nave non lo ha urtato, si è rovesciato prima che potessimo avvicinarci e calare le scialuppe". Sono morti per un mix di entusiasmo e disperazione. Pensavano di potersi salvare, finalmente, grazie all'arrivo di quella grande nave. E invece proprio a causa di essa è iniziata la tragedia. Giuseppe Margiotta è il comandante di un peschereccio italiano cui è stato chiesto di prestare soccorso: "Ci hanno chiamato dalla centrale operativa e ci hanno chiesto di mollare la pesca e di andare a salvare delle persone. E noi come sempre, non ci siamo tirati indietro. Ma di vivi non ne abbiamo visti. Abbiamo trovato quattro cadaveri e abbiamo atteso le autorità che arrivassero per prenderli".

"La maggior parte dei migranti che erano a bordo del peschereccio che ha fatto naufragio in Libia non potevano salvarsi", ha detto il procuratore di Catania Giovanni Salvi in una conferenza stampa sul naufragio, spiegando che molti erano stati chiusi all’interno dei due piani dell’imbarcazione.

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