Cronache

La svolta "pop" della cultura in Liguria

La svolta "pop" della cultura in Liguria

Fosse solo per combattere la noia, quella terribile usanza diffusa in Italia di nominare, d'accordo, non pagati, illustri pensionati, politici trombati, imprenditori ambiziosi alla ricerca di un posto al sole, che all'inizio promettono una montagna di denaro grazie alle loro conoscenze e invece ben poco arriva alle casse esangui degli enti pubblici; fosse solo per uno slancio di fantasia, per un coup de theatre necessario a far saltare l'asfittico panorama dei soliti noti, ecco che la nomina di Luca Bizzarri alla presidenza di Palazzo Ducale a Genova, oltre a essere la notizia del giorno, ci trova incuriositi e speranzosi.

«Che sfida, che onore. Mi mangeranno vivo. Un sacco di gente godrà se le cose andranno male. Accetto». Questo il primo commento dell'attore comico, nato sotto la Lanterna 47 anni fa, diventato famoso insieme a Paolo Kessisoglu e fondatore dei Cavalli marci. Lo conoscono in tanti, soprattutto il pubblico televisivo, una popolarità che dovrebbe, secondo Comune di Genova e Regione Liguria, regalare una strada più pop a uno spazio-contenitore tra i più importanti del nord Italia. Continuerà a far ridere e prendere in giro il presidente Toti, aggiunge. Bizzarri succede a Luca Borzani, personalità di alto profilo intellettuale, a lungo candidato in pectore alle primarie del Pd per la poltrona da sindaco. Cambiare con un presidente-fotocopia avrebbe avuto esiti non particolarmente significativi: meglio un salto in avanti, a smentita di chi giudica Genova una città troppo conservatrice e imbalsamata.

La patria dei cantautori, la regione di Sanremo (e, perché no, del Premio Tenco), sta riscoprendo dunque quella vena pop che in realtà le appartiene. Luca Bizzarri al Ducale segue, peraltro, la scelta di Carlo Antonelli alla direzione di Villa Croce, il museo d'arte contemporanea alle prese con un budget risicato e pochi investimenti all'orizzonte. Invece di premiare uno dei soliti «professionisti» del bando, critici e curatori che si scambiano i musei o le provano tutte per assaltare un incarico fisso, la commissione ha individuato, un mese fa, nell'ex direttore di Rolling Stone, Wired e GQ, un interessante outsider fuori dagli schemi. E in molti hanno storto il naso.

Zitta zitta, Genova pone le premesse per diventare l'avamposto di una cultura trasversale e contaminata. Per dire basta a mostre criptiche per pochi addetti o a prodotti troppo paludati.

Deciderà il pubblico, in termini di risultato, intanto la scommessa è lanciata.

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