Cronache

Taranto, donna nigeriana minacciata con il rito vodoo

Costretta a prostituirsi, ha deciso di collaborare con la giustizia

Taranto, donna nigeriana minacciata con il rito vodoo

Il rito voodoo è il nuovo "ricatto occupazionale". A subirlo, in larga parte, le donne. Come in questo caso. Una ragazza nigeriana costretta a prostituirsi in Italia dov'era arrivata carica di speranze. Le era stato promesso un futuro migliore. E invece.

Invece ora tre suoi connazionali sono accusati di estorsione ai suoi danni e non solo. Su di loro pendono, sempre a danno della giovane nigeriana, anche i reati di induzione, reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. I tre nigeriani arrestati sono: A.S, di 36 anni, domiciliato a Vicenza, A.J., di anni 28, domiciliata a Vicenza e R.T., di anni 27, domiciliata a Bari. Fermati dagli agenti della squadra mobile della questura di Taranto in collaborazione con quelle di Bari e di Vicenza.
A denunciare il tutto una delle donne fermate dalla polizia sulla strada statale 7 Appia durante alcuni controlli contro lo sfruttamento della prostituzione.

Come si legge su “La Gazzetta del Mezzogiorno”, alla donna, giunta in Italia, lo scorso luglio era stato promesso un lavoro legale. Ma così non è stato. Era ancora nel centro di prima accoglienza in Calabria, quando il suo destino era già chiaro.

In caso di rifiuto, i suoi protettori l'avrebbero minacciata con gli effetti del rito vodoo, al quale era stata sottoposta prima della partenza. Quegli effetti si sarebbero ritorti contro i suoi familiari qualora non avessero versato loro la somma di 20mila euro. Probabilmente attraverso la prostituzione. Così, la donna è stata costretta ad accettare il “lavoro”.

Purtroppo non è il primo caso verificatosi in Italia. In Nigeria nasce il giro: lì viene stipulato un contratto con rito voodoo, durante il quale le ragazze sono costrette a dare al santone mutandine e peli pubici. Le donne, sempre durante il rito, sono minacciate di morte se non restituiranno il denaro erogato dai trafficanti per permettere loro di arrivare in Italia (la somma si aggira intorno ai 30mila euro).

Poi le donne vengono condotte in Libia attraverso il deserto, tenute prigioniere e fatte imbarcare alla volta dell'Italia.

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