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Il "tedeschellum" fa bene all'economia

Il "tedeschellum" fa bene all'economia

Potrà sembrare il solito gioco di parole, ma la riforma elettorale già ribattezzata «tedeschellum», perché basata sul modello tedesco, farà bene all'Italia a dispetto proprio della Germania della signora Merkel.

Il possibile asse tra Renzi e Berlusconi sulla riforma elettorale basata sul modello tedesco sta, infatti, rassicurando Bruxelles che considera oggi l'Italia una specie di mina vagante tra l'Europa a due velocità (da una parte Berlino e dall'altra i Paesi poveri a cominciare dalla Penisola) e le tante ipotesi, dopo quella britannica, di nuove Brexit all'orizzonte: in questo momento, un po' di tregua a Roma e dintorni avrebbe riflessi positivi anche nei rapporti tra i partner della Comunità.

Ma non sarebbe soltanto l'Europa a beneficiare di un clima di disgelo in Italia perché ad essere avvantaggiata sarebbe pure la nostra economia soprattutto in questo delicato momento. Cercherò di spiegarmi meglio con le parole del mio vecchio professore di economia che ci consigliava di non seguire mai pedissequamente le tante sirene che ascoltiamo nell'eterno dibattito su ripresa-sì, ripresa-no. In effetti, tutte le enfatiche rivelazioni che sono state fatte, in questi anni, a proposito del cambio di marcia, così come dall'uscita dal tunnel imboccato nel 2008, non si sono avverate. La ripresa, quella che gli americani chiamano enfaticamente «recovery», è restata un'araba fenice e i tanti segnali che abbiamo registrato si sono poi sciolti come neve al sole.

Per capire, insomma, se ci sono sul serio i presupposti per voltare pagina, bisognerà guardare così, almeno, sosteneva il «Prof» soprattutto a due indicatori: quello sull'andamento della cassa integrazione guadagni e quello sulle sofferenze bancarie. Per un verso o per l'altro, entrambi sono il vero termometro dello stato di salute di un'azienda perché se i dati scendono contemporaneamente, vuol dire che l'impresa è in via di guarigione. È proprio quello che sta succedendo negli ultimi mesi: se le ore di cassa integrazione ordinaria stanno, infatti, calando ad un ritmo del 50% rispetto allo stesso periodo del 2016, quelle di Cigs registrano una flessione di quasi il 40%. Al tempo stesso, anche le sofferenze bancarie sugli impieghi (i prestiti alle famiglie e, soprattutto, alle imprese) stanno diminuendo, sia pure in misura molto più contenuta (attorno al 5%). Ci sarebbero, quindi, tutte le premesse, come avrebbe detto il mio professore, per poter sostenere, questa volta a ragion veduta, che la ripresa sia dietro l'angolo: perché si realizzi completamente considerando anche che la manovra economica di fine anno sarà, di certo, «lacrime e sangue» per poter rispettare i parametri Ue sarà necessario che anche il clima politico nel Paese diventi meno esasperato. Non dico da volemose bene a tutti i costi, ma quasi. E l'antipasto al «tedeschellum» lo scrivo come parte in causa essendo nel cda di viale Mazzini in carica - sarà proprio la nomina condivisa del nuovo direttore generale del Cavallo, ci auguriamo, non più morente.

Rai: di tutto, di più: il «tedeschellum» comincia da lì.

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