Cronache

La tentazione di Marchionne: l'Alfa Romeo in Formula uno

L'Alfa Romeo tornerà in F1. L'annuncio arriva fra un gnocco fritto e un'oliva ascolana. Forse non proprio il contesto più nobile, ma fa niente. Resta una notizia romantica. Perché quando a Silverstone il 14 luglio del 1951 Enzo Ferrari, con una sua macchina guidata da quel fenomenale ciccione di Froilan Gonzalez, vinse il primo Gran premio da costruttore battendo lo squadrone Alfa, disse solo: «Oggi ho ucciso mia madre». E ieri, il suo successore, Sergio Marchionne, al chiuso di una sala del ristorante Cavallino affacciata sugli stabilimenti della Ferrari, ha deciso di far rinascere quella madre e ha detto solo: «Un ritorno dell'Alfa nelle corse? Ci stiamo pensando... Quando? Credo in un paio di anni». Dopo di che gli è toccato spiegare: «È incredibile come questo marchio sia sempre nel cuore di tutti e abbia nel proprio dna la competizione... Per cui sì, stiamo (...)(...) valutando anche un suo ritorno in F1 con una scuderia, come concorrente. E sarebbe importante per il Circus avere una Casa in più».Importante per il campionato. Certo. L'Alfa dominò la F1 degli albori, stagioni 1950 e 1951, due mondiali vinti e dieci vittorie con Nino Farina e Juan Manuel Fangio. Cose grosse, dunque, mica pizza e fichi. Campionato che l'Alfa subito lasciò per riapparire una vita dopo, prima come motorista, sporadicamente negli anni '60, più presente nei '70 e poi di nuovo con un proprio team, dal '79 all'85. Stavolta però storia triste, tre podi in tutto, tre terzi posti, più o meno pizza e fichi. Importante per la F1 un possibile ritorno del Biscione, tanto più come rivale della madre (o figlia) Ferrari perché ormai non si capisce più nulla. E però molto importante parlarne, ora, adesso, oggi, anche e soprattutto per l'ad FCA e presidente ferrarista. Perché il lancio dell'Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio atteso per fine anno è slittato; perché quello delle versioni normali previsto per marzo andrà a fine 2016. Per cui cosa di meglio per Marchionne di far sognare gli amanti del Biscione in attesa? Occhio, però: non è una boutade, ma neanche un piano nero su bianco. È una affascinante via di mezzo. Diciamo che adesso ha la funzione di una bella rivista patinata appoggiata sul tavolino di una sala d'attesa per distrarre chi aspetta.E che distragga è un dato di fatto. Ieri è bastato farne cenno per ridare colore a tutti in quel di Maranello, durante il tradizionale incontro di fine anno fra i big del team, Marchionne appunto e il capo della Gestione sportiva Arrivabene, e la stampa internazionale. L'annuncio del presidente è infatti arrivato dopo che per due ore si era e aveva parlato di power unit e Todt ed Ecclestone che vogliono imporre il ritorno di motori vecchia maniera o di vendere i super ibridi a basso costo e le Case però non vogliono e «noi con Mercedes e Renault e Honda siamo disposti a collaborare ma la soluzione deve essere concorde» e se questa non arriverà «la Ferrari via dalla F1 è possibile benché altamente improbabile». Di più. Si era parlato di questo sport vecchio e confuso nello spettacolo, «tanta noia e pochi giovani» e gestito da vecchi, con Ecclestone ultra 80enne, «e per lui la vera sfida sarà creare un sistema in cui certe sue responsabilità possano essere sviluppate da altri, perché la sua successione è un tema... e noi costruttori europei ci impegneremo anche per il bene di Bernie a rottamare, nel senso di rinnovare, il sistema F1... ne beneficerà anche Ecclestone», aveva sottolineato il presidente. Unici sussulti erano stati il bilancio di Marchionne «avremmo potuto fare qualcosa di più», l'invito al team «a lavorare terrorizzato fino a marzo, perché è una buona idea vincere il mondiale e però solo in Australia sapremo a che punto sono in Mercedes tanto più che il capo dei tedeschi, Zetsche, è un amico ma è ancora un po' arrogante quando parla di Ferrari». Sussulti a cui erano seguiti l'affondo divertito sul tecnico Mercedes accusato di voler portare file copiati a Maranello, «una cavolata, mai sentito, vi garantisco ha messo lui in giro certe voci...» e l'aneddoto su Vettel «che dopo un anno è come se fosse ferrarista da dieci anni mentre Alonso è andato via dopo cinque sembrandolo meno di Seb...». Poi sono arrivate le tartine. Ed è arrivata l'Alfa.

Con grande sollievo di tutti.Benny Casadei Lucchi

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