Cronache

Terrorismo, a Palermo un pool anti-Isis: sgominato un covo jihadista

La procura di Palermo ha costituito un pool anti-terrorismo. Le indagini hanno portato al sequestro di munizioni e armi da guerra: allerta massima Sostieni il reportage

Terrorismo, a Palermo un pool anti-Isis: sgominato un covo jihadista

L'allerta terrorismo in Sicilia è scattata da tempo. L'avanzata dei terroristi adesso preoccupa il governo nazionale. In anticipo rispetto alla politica nazionale si è mossa la magistratura di casa nostra. La Procura di Palermo ha creato mesi fa un pool di magistrati per occuparsi di terrorismo. Ad allarma la procura di Palermo sono state alcune informazioni dei Servizi segreti, le voci delle fonti confidenziali e i racconti di alcuni disperati sbarcati nelle carrette del mare ad avere suggerito l'opportunità di avviare un'attività di prevenzione.

Da qui la necessità di monitorare alcuni gruppi di libici, siriani e tunisini che negli ultimi tempi sono stati localizzati a Palermo. Alcuni abitano stabilmente in città, altri vi hanno fatto solo tappa per spostarsi altrove. Nel contempo l'intelligence si è attivata anche a Ragusa e Catania dopo avere raccolto i segnali di una simpatia sospetta per la “guerra santa, la jihad”. Nel fascicolo dei pm siciliani, come racconta Live Sicilia, sono finite le foto scattate con i cellulari che ritraggono uomini armati fino ai denti, bandiere nere e campi di addestramento.

Del pool anti terrorismo fanno parte il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Calogero Ferrara, Emanuele Ravaglioli e Sergio Barbiera, sotto la direzione del procuratore Franco Lo Voi. Le indagini, per lo più delegate ai poliziotti della Digos, muovono dalla convinzione che in Sicilia siano arrivati soggetti già legati alle frange armate che operano nel Maghreb.

I simpatizzanti del terrorismo potrebbero essere arrivati nell'Isola mescolandosi tra i disperati che hanno preso e prendono d'assalto - nel 2014 sono stati 160 mila - le nostre coste. Ma tra l'intelligence e le forze di polizia finora è sembrata prevalere una posizione scettica. Nel frattempo, però, sono spuntati alcuni strani contatti, tutti da decifrare, fra personaggi sospetti che utilizzerebbero le nuove tecnologie per comunicare. Ci si concentra su alcuni gruppi religiosi che si sono costituiti a Palermo e provincia per scongiurare il pericolo che dietro le legittima esigenza religiosa e di comunità si celi il fanatismo che sfocia nell'odio.

In ballo ci sono anche altre ipotesi. Ad esempio, l'esistenza da qualche parte in Sicilia di un campo di addestramento per aspiranti jihadisti. Nel 2011 sbarcò a Lampedusa Ibrahim Harum, 42 anni, cittadino del Niger, considerato appartenente alla rete terroristica di Al Qaeda. Oggi è in corso un processo a suo carico davanti alla corte d'assise di Agrigento. Viene accusato di avere partecipato ad attentati terroristici in Niger, Pakistan e America. La polizia lo aveva identificato attraverso i racconti dei suoi compagni di viaggio, secondo cui durante la traversata Harun sosteneva di appartenere ad Al Qaeda. Dopo l'arresto fu consegnato all'Fbi e trasferito negli Stati Uniti.

Intanto un covo jihadista è stato scoperto in Sicilia, proprio nella provincia di Palermo. Giacomo Piran, un uomo convertito all’Islam, nascondeva nella sua abitazione armi e manuali di addestramento dell’Isis. L’uomo è stato arrestato qualche settimana fa. Nella sua casa sono state trovate munizioni calibro 9 e 765 nato. L’uomo, 43 anni, aveva sul cellulare video e foto di cadaveri coperti con un telo bianco con scritte in arabo. Sequestrati anche manuali di addestramento.

Secondo indiscrezioni l’uomo aveva precedenti per violenza.

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