Cronache

Il Tevere "inquinato" dai campi rom abusivi

A Roma le rive del Tevere, vicino Ponte Marconi, ospitano un campo rom abusivo dove i nomadi vivono nella sporcizia e campano raccogliendo e rivendendo i rifiuti trovati nei cassonetti, mentre il quartiere vive nel degrado

Il Tevere "inquinato" dai campi rom abusivi

“I rom sono bravi a recuperare materiali in disuso, così li aiuteremmo a integrarsi e a lavorare”. Sono passati due anni da quando l’ex assessore alle politiche sociali al Comune di Roma pronunciò questa frase. Da allora, in Campidoglio, è cambiato il sindaco e, per fortuna, nessun assessore di Virginia Raggi ha mai pensato di avanzare nuovamente una simile proposta ma non è ancora stato risolto il problema della raccolta ‘indifferenziata’ che i rom fanno quotidianamente, sporcando le strade e appiccando roghi tossici.

Il campo rom sul lungotevere

Ne sanno qualcosa i residenti del quartiere Marconi che convivono con la presenza dei nomadi che, da anni, si sono accampati lungo le rive del lungotevere Pietrapapa, vicino a una delle più lunghe e famose piste ciclabili della Capitale. Qui decine di famiglie vivono tra la sporcizia e i rifiuti raccolti nei cassonetti dell’immondizia che, poi, finiscono per essere bruciati o rivenduti lungo le strade della Capitale o nei paesini di provincia. Entrando nel campo incontriamo alcune donne che ci raccontano di provenire dalla Romania e di essere di passaggio. “Siamo qui da due mesi ma tra due settimane inizia la pasqua ortodossa e noi ritorniamo in patria”, dicono spiegando che durante la loro permanenza in Italia, lavorando nel ‘settore del riciclo’ (diciamo così) guadagnano persino dai 60 ai 100 euro al giorno. L’area, dove i rom vivono e smistano i rifiuti, però, è a rischio allagamento perché, quando piove, il Tevere tende a esondare mettendo a rischio la vita dei nomadi che vi abitano. È questo il motivo per cui non si vedono bambini in giro. “Li abbiamo lasciati in Romania perché abbiamo paura a farli vivere qui”, ci spiegano i nomadi ma basta guardarsi attorno per vedere numerosi passeggini e giochi vari sparsi per tutta la riva del fiume.

Il degrado del quartiere Marconi

Secondo Piergiorgio Benvenuti, presidente del movimento politico ‘Eco Italia Solidale’ che risiede nel quartiere Marconi da anni, “l’insediamento di campi abusivi nel tratto che va da Testaccio a Ponte Marconi, che comprende anche tutta l’area della pista ciclabile, pone un serio problema di sicurezza perché non conosciamo l’identità di chi vi abita e perché siamo ancora scottati dalla morte di un ciclista avvenuta qualche anno fa a seguito di un’aggressione da parte dei rom”. “Vi è, poi, un problema relativo all’inquinamento dovuto ai roghi tossici e alle batterie e al materiale eternit che viene gettato nel Tevere. Purtroppo è difficile intervenire sulla pulizia del fiume perché le competenze sono divise tra 9 enti differenti”, aggiunge Benvenuti.

Il degrado dell’area mette a rischio la sicurezza della vicina pista ciclabile e l’immagine del ristorante di via Ostiense che si trova proprio di fronte al campo nomadi. Ma non solo. Anche i commercianti di viale Marconi, una delle vie principali delle shopping di Roma, sono esasperati dai continui furti da parte di ladri di qualsiasi nazionalità e preoccupati per il decadimento imperante del quartiere. “Qui manca la vigilanza. Prima, col prefetto Pecoraro, c’erano i poliziotti di quartiere che, poi, sono stati tolti”, spiega Mina Giannandrea, presidente di Federstrada, un’associazione nata cinque anni fa per occuparsi del decoro delle strade dello shopping capitolino.“Ormai questa zona si è desertificata - denuncia la Giannandrea - perché la gente non viene più volentieri a viale Marconi perché ha paura degli scippi e i negozianti subiscono rapine a mano armata in pieno giorno”. Per Giovanni Battista, presidente dell’associazione dei commercianti locali, invece, il problema principale rimane quello dei nomadi che rovistano tra i cassonetti. “Vorrei chiedere – dice l’esercente - all’amministrazione capitolina se è normale che i rom che si sono insediati lungo le rive del Tevere visitino i secchioni di Viale Marconi dalle 10 alle 15 volte prelevando materiale di vario tipo e, poi, che fine fa questa roba?”.

Per questi motivi gli esponenti locali di centrodestra si sono attivati per chiudere il campo abusivo.“Noi chiediamo lo sgombero di questi spazi ma, soprattutto, il loro utilizzo perché il problema nasce proprio dal loro scarso uso in un quartiere, come Marconi, che ha il verde pro capite più basso d’Europa”, dice Marco Palma, consigliere dell’XI municipio di Fratelli d’Italia, augurandosi che la Regione Lazio firmi un protocollo con il Comune affinché la gestione passi direttamente ai singoli Municipi.

Secondo Daniele Calzetta, capogruppo di Forza Italia dell’XI municipio, invece, “prima di effettuare lo sgombero è necessario fare un censimento per capire da dove provengono queste persone anche perché oggi sono qui e domani altrove”.

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