Cronache

Tiziana Cantone, indagine in Usa su video porno ancora in rete

"Finalmente qualcosa si è mosso". Così Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, commenta la notizia dell'apertura negli Usa di un'indagine sulla presenza online dei video pornografici che ritraggono la figlia suicida

Tiziana Cantone, indagine in Usa su video porno ancora in rete

Novità sul caso di Tiziana Cantone, la ragazza che si era tolta la vita il 14 settembre 2016 dopo che il fidanzato aveva pubblicato su internet i video di un loro rapporto sessuale. Negli Stati Uniti, la magistratura ha aperto un'indagine sulla presenza dei filmati su alcuni siti pornografici. Se la procedura andrà a buon fine, i video saranno finalmente cancellati. A chiederne la rimozione, da tre anni, la madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio. Che, ad Adnkronos, si dice soddisfatta per l'avvio dell'indagine.

"Finalmente qualcosa si è mosso a livello internazionale grazie alle leggi che ci sono negli Usa". In Italia, infatti, poco è stato fatto per tutelare la memoria della ragazza. "A tre anni dalla sua morte - attacca la signora Giglio - è assurdo che in Italia nessuno faccia niente. Lo Stato non fa molto, hanno approvato la legge sul revenge porn che però è incompleta perché servono delle regole nuove, a cominciare da Facebook. Non possono più girarsi dall'altra parte dicendo che non hanno un obbligo di controllo preventivo".

La legge sul revenge porn, approvata ad aprile nel quadro di un pacchetto di norme per contrastare la violenza sulla donne - denominato "Codice rosso" - prevede il carcere da 1 a 6 anni e una multa da 5 a 15 mila euro per chiunque diffonda in rete foto o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito di una persona senza il suo consenso. La pena è inasprita qualora l'autore della vendetta sia il coniuge, un ex o se i fatti avvengano mediante strumenti informatici. Ma per la madre di Tiziana non è sufficiente: "Qui in Italia i politici non fanno niente per cambiare la situazione e i giudici archiviano sempre. Delusa dai 5 Stelle. Solo grazie ad un team statunitense di investigatori informatici sto riacquistando un po' di speranza". Un team che, spiega ancora la donna, "si occuperà di individuare sia i server che pubblicano questi video illegali, tra cui ce ne sono anche alcuni cinesi, sia di denunciare l'azienda che li nasconde, che ne garantisce l'anonimato ovvero fa in modo che i responsabili dei vari siti non vengano individuati".

I video che ritraggono Tiziana, oltre a sporcarne la memoria, hanno l'aggravante di essere stati pubblicati a scopo di monetizzazione. Uno sfregio che la mamma della ragazza, insieme ad amici e parenti, non riesce a sopportare, a tal punto da minacciare di togliersi la vita. "Aspettano solo che io mi uccida".

Ma in realtà non ha alcuna intenzione di arrendersi: "La mia battaglia non si fermerà mai perché non è solo per Tiziana ma è per tutte le donne vittime del revenge porn, che è una violenza sia fisica che psicologica".

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