Cronache

Torino, il barricato si è arreso. Per 24 ore ha tenuto in ostaggio un quartiere

Ferdinando Urzini alla fine ha ceduto. Dopo 24 ore in cui ha tenuto in ostaggio un intero quartiere di Torino. I carabinieri l'hanno convito ad abbandonare l'appartamento in cui si era barricato

Torino, il barricato si è arreso. Per 24 ore ha tenuto in ostaggio un quartiere

Ferdinando Urzini, 52 anni, oltre 24 ore barricato in casa sua al quinto piano del civico 84 di via Borgaro a Torino. È stato così da ieri: dall'ora di pranzo si è chiuso la porta dell'appartamento alle spalle e non l'ha più riaperta. Almeno fino a poco fa. A convincere l'uomo ad aprire la porta del suo appartamento al quinto piano di uno stabile alla periferia del capoluogo piemontese, il negoziatore dei carabinieri che insieme al pm Cesare Parodi hanno bussato alla porta chiedendo di aprirla. L'uomo, che poco prima aveva calato dalla finestra un cestino annodato a lenzuola per farsi mandare su la colazione, si è tranquillizzato e ha aperto. Nell'appartamento sono quindi entrati anche i sanitari che lo hanno portato in ospedale per le cure del caso.

Barricato da una notte

L'uomo armato di pistola ha più volte minacciato di usarla: "Mi sparo", ha urlato ai carabinieri e ai vigili del fuoco che hanno chiuso la strada sottostante al suo appartamento. E ha anche aggiunto: "Potete spararmi". Le dirette Facebook sono finite con l'arrivo degli esperti dei carabinieri che hanno provato a intavolare una trattativa con Urzini. Hanno tentato di farlo uscire, ma l'uomo con un trascorso di ricoveri al Maria Vittoria per un disturbo, forse di tipo bipolare, non ne ha voluto sapere. L'uomo ha documentanto l'intera giornata di giovedì 18, mostrando quello che stava accadendo in casa e in strada, spiegando al mondo i motivi della sue minacce, risultate alla fine una infinità serie di accuse ad amici e parenti.

Quello che emerge dalla sue parole è il timore di essere seguito, spiato. "Mi vogliono impiccare" ripete. Nei video mostra l'interno della casa, smantellata pezzo dopo pezzo nel corso delle dirette Facebook che hanno scandito la sua giornata. Si vede anche la pistola, mai impugnata. "Non voglio fare del male a nessuno, spostatevi e spostate le macchine" ha ammesso a qualche vicino. Intanto sotto casa si è formata una sorta di discarica a cielo aperto: piatti, stoviglie, soprammobili e anche il motore del condizionatore. Il tutto impilato accadno a un immenso materasso gonfiabile disposto lì dai vigili del fuoco per scongiurare in eventuale gesto estremo.

Il profilo di Urzini

Ma chi è Urzini? L'uomo è titolare di un negozio di prodotti tipici calabresi in via Foligno a Torino. L'allarme è stato lanciato proprio da un'amica che ha notato il locale chiuso e si è preoccupata. "È una brava persona ma da qualche tempo era strano", dice chi lo conosce. Urzini era tornato in Calabria, a Torricella Jonica ad agosto ed era tornato a settembre. "Era successo qualcosa", ammettono i vicini. E infatti su Facebook, l'uomo parla di "100 giorno bui tra settembre e agosto". Sempre quella costante paura di essere braccato, controllato e minacciato. Ma nessuna conferma è stata trovata dai carabinieri.

"Aveva cominciato a comportarsi in modo strano da due settimane, in occasione della festa di via si era messo a ballare in strada, ma non ci aveva mai parlato di timori o problemi", dice un'amica su La Repubblica. Forse la separazione con la moglie, risalente a due anni fa, potrebbe aver aumentato il suo disagio. Inoltre c'è anche un debito con le banche, che Urzini però sta restituendo.

Urzini, tra le tante accuse lanciate sui social, parla anche di 'ndrangheta.

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