Cronache

Torino, bufera sull'Atc: favori per avere appalti

Lo scandalo si allarga. Nel mirino della Procura i dipendenti: "Favori in cambio dell’assegnazione dei lavori di manutenzione delle case"

Torino, bufera sull'Atc: favori per avere appalti

Una nuova bufera si abbatte sull'Agenzia territoriale per la casa (Atc) di Torino. Un nuovo filone di inchiesta legato alle indagini, partite l’anno scorso e coordinate dal pm Sara Panelli, mette in dubbio la gestione delle opere di manutenzione degli stabili e del patrimonio immobiliare dell’Agenzia per la casa, all’interno di un complesso reticolato societario, controllato da Atc. Secondo gli inquirenti dietro all'assegnazione degli appalti ci sarebbe, infatti, una fitta rete di favori. Per questo sono scattati una decina di provvedimenti di custodia cautelare, per lo più agli arresti domiciliari, nei confronti di dipendenti dell’Atc o soggetti collegati all’Agenzia per la Casa.

L’inchiesta ha evidenziato l’esistenza di un "sistema" che consentiva all'Atc, tramite le società in house, di affidare lavori per importi rilevanti a società private senza il rispetto delle procedure ad evidenza pubblica. In manette sono finiti Carlo Liberati e Marco Buronzo, attualmente direttori generali, rispettivamente, di Manet e di Atc. Ai domiciliari sono andati invece Paolo Gallo, Antonietta Cavaliere, Luigina Carere, Sebastiano Ciavarella, Benedetto Bavaro, Michele Rosato, Antonio Gullì, Giovanna Mautino, attualmente dirigenti e funzionari di Atc, Atc Project (altra società in house di Atc) e Manet. Sono accusati di falso per aver formato o comunque concorso a formare documenti falsi, con particolare riferimento alle percentuali di manodopera impiegate da Manet e dai subappaltatori, così attestando falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, in relazione ai cantieri di Settimo Torinese/Carignano, Brandizzo, Bussoleno, Forno Canavese, Sant’Antonino di Susa, Susa.

L’indagine, "complessa e difficile" anche per la difficoltà di reperire persone disposte a collaborare con l’autorità giudiziaria, ha evidenziato l’esistenza di un "sistema" che consentiva ad Atc, tramite le società in house, di affidare lavori per importi rilevanti a società private senza il rispetto delle procedure. Per la realizzazione delle opere di cosiddetta "manutenzione straordinaria diversa", che sostanzialmente consiste in una vera e propria attività di costruzione edilizia), Atc avrebbe potuto avvalersi dell’attività di Manet, ma a una duplice condizione: che la società realizzasse almeno il 70% della parte prevalente dell’opera con proprie maestranze e beni e che, per la parte restante, si comportasse come stazione appaltante, aggiudicando gli ulteriori lavori a soggetti privati con procedure ad evidenza pubblica. Invece, dalle indagini è emerso, da un lato, che Manet non rispettava, per i lavori dati in subappalto, i principi in materia di affidamento di lavori pubblici e, dall’altro lato, che ai soggetti ai quali venivano assegnati i lavori subappaltabili veniva anche richiesto di realizzare con i propri mezzi e le proprie maestranze anche la parte di lavori di competenza della società in house. In tal modo si consentiva ai vertici Manet e Atc di gestire imponenti lavori che Manet non era, in realtà, in grado di eseguire. In contemporanea all’esecuzione delle misure cautelari sono state eseguite diverse perquisizioni presso le abitazioni degli indagati, uffici pubblici e uffici di società coinvolte nell’inchiesta.

Nel 2013 era state già indagate cinque persone per aver ricevuto favori in cambio dell’affidamento dei lavori: Gaetano Catalano, Sebastiano Ciavarella, Carlo Liberati, Giampaolo Gibello e l'imprenditore Salvatore Siragusa. Catalano era alla dirette dipendenze dell’Atc, Ciavarella, invece, era dipendente della Projet.to srl, società controllata che si occupa di progettazione. Liberati e Gibello lavoravano per la Ma.Net srl, altra società che si occupa di manutenzione.

Siracusa, invece, imprenditore del ramo impianti termici e idraulici, tra gli appaltatori Atc.

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