Cronache

Torino, Duomo gremito per ricordare Marchionne

Oggi la celebrazione per ricordare Sergio Marchionne, l'imprenditore scomparso il 25 luglio scorso

Torino, Duomo gremito per ricordare Marchionne

Si celebra oggi, nel Duomo di Torino, la messa solenne celebrata dall'arcivescovo per la commemorazione di Sergio Marchionne, ex amministratore delegato del gruppo Fca, Ferrari ed ex presidente di Cnh Industrial, scomparso il 25 luglio 2018.

Nei primi banchi della chiesa hanno preso posto la compagna Manuela e i parenti del manager, arrivati dall'Abruzzo. Presenti alla cerimonia anche i vertici di Fca, il presidente John Elkann con la moglie Lavinia e il nuovo amministratore delegato Mike Manley. Sono arrivati in Duomo anche gli altri successori di Marchionne: Louis Camilleri, l'ad di Ferrari, e la presidente di Cnh Industrial, Suzanne Heywood. Non solo. Hanno fatto il loro ingresso in chiesa, per essere presenti alla cerimonia , anche Andrea Agnelli, Massimiliano Allegri e Chiellini, in rappresentanza della Juventus.

Anche la politica ha voluto rendere omaggio all'imprenditore: partecipano il prefetto di Torino Renato Saccone, in rappresentanza del governo, gli ex premier Mario Monti e Matteo Renzi. A rappresentare la città di Torino e la regione, la sindaca Chiara Appendino e Sergio Chiamparino.

Nella chiesa gremita hanno preso posto anche i maggiori esponenti del mondo imprenditoriale ed economico: l'ad di Unicredit Mustier , Marco Tronchetti Provera e Zegna, Alberto Bombassei, Gabriele Galateri, Raffaele Jerusalmi. Ma i primi ad arrivare in chiesa sono stati gli operai: diverse delegazioni, tutti vestiti con la tuta blu da lavoro.

Monsignor Cesare Nosiglia ha ricordato, nel corso della cerimonia, che a Sergio Marchionne "è stato affidato un patrimonio glorioso, nel momento in cui era più gravemente compromesso. C'era bisogno non solo di risanare conti economici ma, insieme, di ricostruire il senso della "fabbrica" in rapporto alla città che con la fabbrica era cresciuta e sulla fabbrica aveva costruito il suo destino di metropoli".

Ha poi aggiunto che"Il suo lavoro, a Torino come in America, è stato per tutti uno sprone a non perdere mai la speranza, ci ha aiutato a comprendere che dobbiamo continuamente fare i conti con la nostra storia, ma che non dobbiamo aver paura del nuovo, dell'aggiornare i nostri orizzonti; dobbiamo considerare le difficoltà come opportunità su cui scommettere, non accontentandosi mai dei risultati raggiunti ma guardando in avanti verso nuovi e ambiziosi obiettivi".

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