Cronache

Trasporto dializzati: i rimborsi gonfiati costano 1,5 milioni di euro

Maxi truffa a Brescia. Denunciati amministratori pubblici e associazioni che dichiaravano più di 2 milioni di km mai percorsi.

Foto d'archivio
Foto d'archivio

La crisi fa l'uomo ladro, soprattutto in ambito sanitario, dove in molti casi e' facile fare la cresta sui rimborsi per il trasporto. Questa volta a scapito dei pazienti dializzati.
Al termine di una complessa indagine nel settore della spesa sanitaria, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brescia hanno eseguito dei decreti di perquisizione nei confronti di due amministratori pubblici e di undici dipendenti dell’Asl di Brescia, nonché nei confronti di 23 associazioni e una società che svolgono, in convenzione, il servizio di trasporto pazienti nefropatici sottoposti a trattamento di dialisi.

Le associazioni e le società in questione, avrebbero truffato l’Asl di Brescia, chiedendo, negli anni 2011, 2012 e 2013, rimborsi per quasi 1,5 milioni di euro, non spettanti, attraverso la presentazione di documentazione ideologicamente falsa, attestante più di 2 milioni di km mai percorsi. Avete capito bene. Trasporti mai effettuati, soprattutto extraurbani dove il costo sale, che sarebbero stati segnati per un totale di più di un milione di euro.

Le indagini hanno accertato una serie di indebite richieste di rimborsi non dovuti. Ad esempio le associazioni e la società coinvolta calcolavano ciascun trasporto a partire dalla sede dell’associazione o della società e non, come previsto dalla convenzione, dalla dimora del paziente fino al centro dialisi più vicino; presentavano una documentazione attestante, per ciascun paziente, un numero di dialisi superiore a quello certificato dal relativo centro dialisi; o ancora certificavano l’effettuazione di trasporti extraurbani – per i quali la convenzione prevede dei rimborsi più elevati – invece che urbani.

La Guardia di Finanza ha segnalato all’Autorità Giudiziaria locale due amministratori pubblici per abuso d’ufficio e 30 rappresentanti legali delle associazioni e della società.

I militari hanno, inoltre, eseguito un decreto di sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie e dei beni mobili e immobili pari 1,5 milioni di euro circa.

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