Cronache

Troppi farmaci, dobbiamo imparare a stare "malino"

Superbugs indifferenti ai farmaci. Per l'Oms è l'abuso degli antibiotici ad aver indebolito le nostre difese

Troppi farmaci, dobbiamo imparare a stare "malino"

Più sani diventiamo, più insistenti si ripresentano vecchi fantasmi, che si credeva sconfitti da tempo. Così, attorno allo scintillante Palazzo di Vetro della Nazioni Unite a New York, si agitano i vecchi fantasmi della Sifilide, Malaria, Tubercolosi, Gonorrea, Scarlattina (ed altri). Tanto che 193 Paesi delle Nazioni Unite hanno votato nell'ultima Assemblea una dichiarazione che impegna ognuno di loro a dichiarare guerra ad un nuovo nemico, anticonvenzionale e insidioso: i Superbugs, i nuovi batteri indifferenti o quasi ai farmaci, che veicolano il ritorno di questi antichi guai. Contro di loro non si conoscono vaccini efficaci: se ne infischiano dei disinfettanti più potenti, costruiscono colonie sulle saponette e fanno merenda con farmaci appena scoperti. Del resto la guerra contro le malattie infettive era già stata dichiarata diverse volte; l'ultima scadenza era fissata entro il secolo scorso. Poi scoppiò l'Aids, più altre forme epidemiche, e si pensò bene di lasciar perdere le dichiarazioni bellicose. Che ora riprendono fiato.

Sia perché con l'Aids si è riusciti in qualche modo a conviverci (anche Ebola lo si è finora circoscritto, forse spento, almeno per ora). Sia, d'altra parte, perché antiche epidemie da libri di storia della medicina (come quelle citate più sopra) si fanno più frequenti e insistenti, con ceppi apparentemente indistruttibili. Il problema nuovo non sono insomma le malattie, antichissime, ma il fatto che i rimedi con i quali le abbiamo finora curate sembrano diventati del tutto inefficaci, anzi dannosi. Così, tra le misure di cui si è parlato negli studi preparatori, e che verranno poi raccomandate nelle «operazioni belliche», non compaiono per ora nuove munizioni, bensì la raccomandazione di spararne un po' meno di quelle già note. Tutti i dati raccolti, infatti, spingono i vari Istituti di Sanità e la stessa Oms a credere che siano proprio le enormi quantità di antibiotici, usate anche quando potremmo farne a meno, a indebolire le nostre difese verso i batteri. Come pure gli antivirali: se presi a man bassa diminuiscono le resistenze dell'organismo. Del resto si sa che funzionano così perfino i disturbi della psiche: devi capire almeno un po' le ragioni delle tue ossessioni, delle tue psicosi, delle tue dipendenze se davvero vuoi liberartene. Se ti limiti a sparargli addosso napalm ti ammazzi, e basta. Come hanno sempre saputo gli studiosi delle guerre, devi sviluppare una certa empatia con il nemico, anche per riuscire a togliertelo di torno, se non addirittura diventargli amico. Così, appunto, dobbiamo fare per forza coi microbi, senza i quali, nella pancia e altrove, non potremmo neppure vivere.

Anche le nostre bistecche e i volatili, dunque, sarà meglio che tornino a contenere pochi antibiotici. Negli Usa il 70% degli antibiotici va al bestiame. Certo, servono anche per garantire la salute degli animali negli allevamenti intensivi. Però poi mangiarli equivale ad assumere una dose di penicillina. Minore in Italia che negli Usa, ma non minima rispetto alle più caute Austria, Olanda e anche Germania. Non è solo a tavola, comunque, che si possono sconfiggere i Superbugs. Anch'essi, come ha dimostrato Laurie Garrett una delle massime esperte della materia, sono un prodotto della globalizzazione e di suoi aspetti di superficialità e invincibilità che ci hanno fatto dimenticare che anche nel mondo globale ogni territorio è un mondo a sé stante, con una propria vita e propri microbi. Cui quindi dobbiamo avvicinarci non come a uno scaffale del supermercato, ma col cervello e col cuore, come a ogni altro fenomeno vitale. Sono loro le nostre superforze, quelle che ci possono insegnare a colloquiare con i Superbugs senza farci fregare. Si tratterà di dare retta alla febbre senza stroncarla, alla stanchezza andando a letto, alla rispettosa prudenza dovuta alle terre e alle persone che non si conoscono. Cose così, che l'uomo conosce da sempre. Piccole come i microbi, che ci fanno vivere.

Che però, se fingiamo che non esistano, possono ucciderci.

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