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Tutti i trucchi artificiali di un premier populista

Tutti i trucchi artificiali di un premier populista

C'è un uomo in Italia che per un sì è disposto a cambiare faccia, bandiera, amori e cognome. Mancano un paio di settimane al referendum sulle riforme costituzionali, quello che doveva essere un plebiscito è una rincorsa e Matteo Renzi conta i giorni sul calendario e sono pochi. Il tempo sta finendo e come un pugile che sta perdendo ai punti smanaccia in una serie di assalti all'ultimo respiro. Nulla è davvero importante, solo ribaltare i pronostici da sondaggio e vincere una battaglia che ormai è solo personale. A costo di rinnegare se stesso.

Chi è adesso Matteo Renzi? Eccolo. Un populista di seconda mano. È quello che cancella le bandiere dell'Europa. È quello che minaccia Bruxelles, fa il gradasso, boicotta l'approvazione del bilancio e si specchia nell'altro Matteo, quello «sporco», quello leghista, quello che di cognome fa Salvini. Non è una metamorfosi. È un furto d'identità. Fare il Salvini magari conviene. Fare Salvini e intercettare, mascherandosi, il vento americano di Trump. In fondo anche il Fonzie di Happy Days votava per Eisenhower. È fiction, ma pure un po' storia. Non c'è più empatia per gli immigrati. Non c'è più compassione contro la Milano multietnica. Quando il sindaco Sala invia soldati e ruspe contro le gang di quartiere, Matteo se ne assume subito la paternità, con lo sguardo duro da generale Ike. Ma, appunto, anche questa è una maschera. Non una risposta di Stato, ma un'esibizione muscolare a fini elettorali. Renzi (...)

(...) si riscopre populista. Tanto da invocare la «maggioranza silenziosa», quella che sfugge ai sondaggi, quella degli invisibili che stanno in agguato come in Wisconsin, delusi, scettici e incavolati contro la politica, mina vagante di questa stagione dove ogni voto è una sorpresa. Sono loro il popolo che Matteo spera di acchiappare. Il voto di pancia e di rabbia. Il voto che ribalta. Il voto del ko inatteso.

Questo è il Renzi di protesta, prima c'era quello dei flagelli biblici, il Renzi del «dopo di me il diluvio». Matteo chiama a raccolta profeti e veggenti dell'economia. Ogni giorno una sentenza e una visione che rimbalza tra l'Italia e il mondo. Se vince il no sarà deserto, sarà catastrofe, sarà disgrazia e carestia, sarà incertezza e paura. Tanto che alla fine l'effetto apocalisse si è rivelato controproducente, perché a nessuno fa piacere il martellante «ricordati che devi morire». Quando gli strateghi del renzismo hanno compreso l'effetto sfiga sono corsi ai ripari. Chi ci può salvare? Gli italiani all'estero. E via con le lettere di Babbo Natale. Solo che anche la grafomania ha funzionato al contrario. Le lettere del Renzi segretario del Pd con il soprabito del premier sono apparse quanto meno inopportune. Niente. Le lettere sono solo l'ultimo infortunio della Boschi.

Il più certosino, dopo flagelli, protesta e populismo, è il Renzi di governo. Qui c'è tutta la sua vocazione mimetica. Il renzismo infatti non ha confini. È una scatola vuota da riempire con quello che serve. Non importa da dove arriva. È la sua vocazione maggioritaria e per assecondarla ha rispolverato le peggiori manovre finanziarie della partitocrazia. Come si costruisce il consenso? Con soldi a pioggia e posti di lavoro. L'importante è chiamarli investimenti. Per il Sud, per i giovani e senza vincoli di bilancio. Il modo più veloce è riaprire le porte della pubblica amministrazione, con assunzioni capillari nei comuni. Prometti a una famiglia un posto fisso per i figli e riscuoti cento, mille sì. Non solo referendari. È il sogno perduto della maggioranza degli italiani. E promettere non costa nulla. Il sì è adesso. Per fare i conti c'è sempre tempo. Non importa che sia un'illusione, una sorta di realtà virtuale a ritroso nel tempo. C'è troppa voglia in giro di crederci. Questi venti giorni saranno un fuoco d'artificio di trucchi e speranze. L'importante è raccattare i soldi nascondendo le tasse. Ci hanno provato con la casa, con un banale cambio di nomi. Vecchia storia. Imu? No, Imi. La tassa è la stessa e infatti se ne sono accorti tutti. Dietrofront. Resta Imu e così sia. Ma restano una miriade di emendamenti Pd dove puoi trovare di tutto, perfino una tassa comunale sui cani non sterilizzati. Le riforme di Renzi dovevano essere una promessa di futuro.

Per ora quello che si vede è solo un'Italia prigioniera di un «sì».

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