Cronache

Turismo spaziale in rampa di lancio

Anche l’italiana «Altec» tra le aziende pronte a conquistare il cosmo. Primo volo nel 2018

Turismo spaziale in rampa di lancio

È il 28 aprile 2001 quando Dennis Tito, imprenditore e milionario americano, sale a bordo della navicella Sojuz. Resta nello spazio sette giorni, 22 ore e otto minuti, raggiungendo la Stazione spaziale internazionale. Un volo destinato a entrare nella storia, come prima esperienza assoluta di turismo spaziale. Da allora sono passati 16 anni e il business è cresciuto di continuo. Attualmente sono oltre venti le compagnie che hanno progettato o collaborato all’organizzazione di questa nuova - e inusuale - forma di turismo. Obiettivo: lanciare il progetto su larga scala entro il prossimo anno. Ci stanno lavorando a ritmi serrati la Virgin Galactic dell’eccentrico Richard Branson, pronto a testare personalmente il volo entro la metà del 2018. Ma la concorrenza è agguerrita, con la Blu Origin del patron di Amazon Jeff Bezos, e soprattutto la Space X, che avrebbe già raccolto tre prenotazioni. Il giro d’affari si annuncia milionario, se è vero che un singolo viaggio dovrebbe costare intorno al milione e mezzo di dollari. Una prospettiva che fa gola a molti, a cominciare dalla Cina che proprio entro la fine del prossimo anno dovrebbe completare i test per il lancio del suo primo shuttle da venti posti dedicato proprio agli astronauti amatoriali. Ma l’Italia ha deciso di non rimanere a guardare. Entro i prossimi tre anni potrebbe infatti sorgere il primo aeroporto destinato al lancio di queste navicelle così speciali. Il merito è di un accordo fra Virgin Galactic e Altec, che prevede la creazione di un gate dal quale far decollare la SpaceShipTwo, con a bordo sei turisti e due membri dell’equipaggio. Ora è allo studio la location, che potrebbe essere individuata in un aeroporto militare fra Veneto, Puglia e Sardegna. Per diventare una piccola Cape Canaveral di casa nostra. Intanto sono già emersi alcuni dettagli, a cominciare dal costo del viaggio: circa 250mila dollari a persona. Mentre, secondo fonti del colosso, sarebbero già centinaia le richieste di prenotazione. I progetti in tutto il mondo non si fermano. Così come il desiderio di esplorare ciò che c’è oltre i confini del nostro pianeta. Finora sono stati sette i super fortunati, che sborsando cifre da capogiro hanno avuto la possibilità di raggiungere la Iss. Un viaggio fra le stelle che però non è da tutti. A parte il costo enorme del «biglietto», a renderete così unica questa avventura è la lunga e faticosa fase di addestramento richiesta. Che coincide, quasi completamente, con quella affrontata dagli astronauti professionisti. Quasi tutte le fasi sono svolte all’interno del centro di addestramento russo Yuri Gagarin cosmonaut training center. E prevedono tantissime prove. Tra queste c’è la cosiddetta «neutral buoyancy», che prevede la simulazione dell’assenza di peso in una piscina all’interno della quale è possibile provare una passeggiata spaziale. Poi c’è la «centrifuga», nella quale si testano le forze di accelerazione fino a dieci volte la forza di gravità. E poi c’è il vero e proprio «simulatore», che riproduce l’intero volo spaziale con tanto di aggancio all’Iss. Per non lasciare davvero nulla al caso. Anche in questo caso la cifra è da capogiro: per essere messi in grado di affrontare il viaggio fra le stelle in sicurezza occorre spendere diverse decine di migliaia di dollari. Eppure, chi ha provato giura che sia un’esperienza fantastica. E che, se ce ne fosse la possibilità, nello spazio ci soggiornerebbe anche. Proprio con questa prospettiva un gruppo di studenti del Mit - il Massachusetts Institute of Techology - qualche giorno fa è stato premiato dalla Nasa per aver progettato il primo hotel spaziale. Un albergo di lusso, dotato di qualunque comfort. È stato battezzato Marina, e ha banchine pensate per l’attracco delle navicelle private. Il punto di forza, naturalmente, è il panorama: ogni stanza è dotata di una vista mozzafiato sul nostro pianeta. Il tutto a 400 chilometri di altezza.

Solo un sogno? A quanto pare no, visto che la Nasa sta già cercando di coinvolgere compagnie private per trasformalo in realtà.

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