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E adesso ritorna anche il circo dei soliti intellettuali radical chic

E adesso ritorna anche il circo dei soliti intellettuali radical chic

Ieri abbiamo scoperto quali sono i consiglieri di Nicola Zingaretti, leader (?) del Partito democratico, impegnato in una dura trattativa con i 5 stelle guidati da Luigi Di Maio. Il segretario post comunista ha dichiarato: «Mezza Italia mi ha chiesto di fare questo governo con Conte premier. Mi hanno chiamato persino i cantanti, gli attori, gli scrittori» (la Repubblica). Roba da toccare ferro e appendere corone d'aglio alle pareti di casa. «Cantanti, attori e scrittori» erano tutti fascisti: Mussolini è finito a Piazzale Loreto. Poi sono diventati tutti comunisti: è crollato il Muro di Berlino. Quindi hanno attaccato per vent'anni Silvio Berlusconi: tre volte presidente del Consiglio. Infine hanno messo nel mirino Matteo Salvini: la Lega ha raggiunto il 37 per cento. A questo punto, si capisce perché Zingaretti dovrebbe lasciare che la trattativa fallisca. L'abbraccio con i 5 stelle, auspicato da «cantanti, attori e scrittori», sarà la fine del Partito democratico. Chi si è schierato per il governo MaZinga? Secondo Goffredo De Marchis di Repubblica ci sarebbero indizi che conducono a esperti del calibro di «Monica Guerritore, Fiorella Mannoia, Alessandro Gassmann, Maurizio De Giovanni, Tommaso Paradiso». Sulla Stampa, tirano un sospiro di sollievo «cantanti, attori e scrittori» che si erano schierati con i 5 stelle e poi se ne sono pentiti. Finalmente tornano a sinistra, tra i buoni. Fiorella Mannoia, Sabrina Ferilli, Claudio Santamaria, Dario Vergassola, interpellati da Michela Tamburrino, restano silenti. Tra i pochi che si espongono Jacopo Fo: «Pd e M5s devono cambiare il sistema altrimenti è tutto inutile». Giuseppe Conte incassa la fiducia di Marisa Laurito: «Ha avuto coraggio, autorità e fermezza». Ivano Marescotti spiega che il governo «lo devono fare a tutti i costi, per toglierci la Lega di torno». Sul Corriere della Sera, «cantanti, attori e scrittori» fanno appello al senso di responsabilità, al gesto necessario, all'economia, alla stabilità, all'Europa, all'euro, a qualunque cosa pur di non andare al voto. Silenzio di tomba sul fatto che i 5 stelle, deprecati e sbertucciati fino all'8 agosto, abbiano sottoscritto i provvedimenti di Salvini in materia di immigrazione e sicurezza. Il governo MaZinga è un fronte popolare (beh, mica tanto popolare) contro il sovranismo. Gli esperti di politica (editoriale) sono Antonio Scurati e Sandro Veronesi, hanno vinto entrambi lo Strega, un premio che richiede alle case editrici una certa capacità di creare alleanze per raccogliere voti. Secondo Scurati, il nuovo esecutivo sarà un'occasione per occuparsi «di lavoro». Secondo Veronesi, quello che si va formando è un «governo di emergenza nazionale». L'attrice, bravissima e bellissima, Laura Morante sottolinea l'importanza di «trovare un accordo, i compromessi sono necessari alla democrazia». Tutte opinioni più che legittime e sensate ma non diverse da quelle che è possibile ascoltare ogni mattina al bar sotto casa. Visto che siamo al bar, registriamo i dubbi che assalgono gli avventori all'ora dell'aperitivo. Sarà il caso di affidare il Paese al senso di responsabilità di Beppe Grillo, l'uomo del Vaffa? All'autorevolezza di Giuseppe Conte, l'uomo che aveva un curriculum lungo così? Alla sobrietà di Luigi Di Maio, l'uomo che sconfisse la povertà? Alla classe dirigente del Pd, sempre battuta dopo il successo delle Europee 2014? Alla coerenza di Matteo Renzi, l'uomo che promise di lasciare la politica? All'affidabilità di un Pd vicino alla ennesima scissione? Alla competenza dei 5 stelle in tema di lavoro e infrastrutture? «Cantanti, attori e scrittori», a voi la parola definitiva.

Zingaretti vi darà retta.

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