Cronache

Ucciso 31 anni fa, riaperto il cold case su Minguzzi

Pier Paolo Minguzzi, studente e carabiniere di leva, fu sequestrato e ucciso nel 1987

Ucciso 31 anni fa, riaperto il cold case su Minguzzi

Il procuratore di Ravenna ha riaperto, dopo 31 anni, il cold case sulla morte del carabiniere ventunenne Pier Paolo Minguzzi, rapito e ucciso nel 1987.

Il ragazzo era stato rapito la notte di Pasquetta, poco dopo aver riaccompagnato a casa la sua fidanzata. Si capì subito che era stato rapito, dato che la sua macchina era stata trovata posteggiata in centro con le chiavi ancora nel cruscotto. Infatti a poche ore dalla sparizione, i genitori, imprenditori ortofrutticoli di Alfonsine, ricevettero una telefonata con la richiesta del riscatto, pari a 300 milioni di lire. Dieci giori dopo, il cadavere di Pier Paolo fu trovato nel Po, ucciso dopo essere stato tenuto in una stalla abbandonata si Vaccolino, nel Ferrrese. Il caso non fu mai risolto e, nel 1996, il fascicolo aperto contro ignoti venne archiviato.

Ora, a 31 anni dal delitto, la Procura ha iscritto tre persone nel registro degli indagati, con l'accusa di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Si tratta di Angelo Del Dotto e Orazio Tasca, carabinieri in servizio all'epoca dei fatti, e Alfredo Tarroni, idraulico romagnolo. I tre erano già noti alla giustizia, perché condannati nel 1988 per una vicenda molto simile a quella che ha coinvolto Pier Paolo Minguzzi, avvenuta tre mesi dopo la sua morte. In quel caso, ad essere sequestrato fu Roberto Contarini, anche lui imprenditore ortofrutticolo, rapito con lo scopo di chiedere un riscatto, ma al momento del pagamento i malviventi trovarono altri carbinieri ad accoglierli e furono arrestati.

Il sospetto del procuratore è che la banda possa essere stata l'artefice anche del sequestro e dell'uccisione del ventunenne.

I legali dell famiglia Minguzzi, lo scorso dicembre, avevano presentato una denuncia nella quale elencavano le numerose analogie presenti tra i due casi. In particolare sono due gli elementi che saltano agli occhi: la richiesta della somma pari a 300 milioni e una telefonata ricevuta dai familiari del carabiniere ucciso. "Pronto? Casa Contarino?", chiedeva la voce all'apparecchio. E proprio tre mesi dopo, la vicenda analoga a quella di Pier Paolo riguarda Roberto Contarini.

Anche se il cognome non corrisponde per una lettera, sembra una coincidenza troppo grande, per non far pensare a un collegamento tra i due casi.

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