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Ucciso dai pm anche Alberto da Giussano

L'ultimo simbolo ucciso dai pm

Ucciso dai pm anche Alberto da Giussano

Matteo Salvini ha twittato una sua fotografia sorridente. In basso si legge: «Non ci fermeranno». Sottinteso: i giudici. In alto a destra, appare un logo (...)

(...) con la scritta: «Prima gli italiani». Chissà, proprio «Prima gli italiani» potrebbe essere il nuovo nome del partito di Salvini, nel caso fosse costretto ad abbandonare lo storico (per quanto ritoccato negli anni) «Lega». Prima fu la Lega lombarda. Poi venne la Lega Nord. Quindi giunse il momento della Lega e basta. Infine sono arrivati i magistrati che esigono la restituzione di 49 milioni ottenuti in maniera fraudolenta tra il 2008 e il 2010. La sentenza condanna a morte la Lega, causa pignoramento. A meno che non cambi ragione sociale. Salvini interpellato in merito dice: «Il nome Lega resta». Ma aggiunge: «Per ora». Se il simbolo della Lega si inabissasse, i giudici sarebbero riusciti ad affondare (quasi) tutte le «sigle» della prima Repubblica. Era il 1992 e scoppiò Mani pulite. Il sistema di finanziamento occulto, fondato sulle tangenti, coinvolgeva il Pentapartito al governo. Ogni giorno partiva un avviso di garanzia per un big. Erano partiti con «marchi» gloriosi ma non ci fu niente da fare. Il Partito socialista italiano fu spazzato via. Rinacque nel 2007 con un logo diverso e senza riuscire a imporsi sul «mercato». La Democrazia cristiana fu smontata pezzo per pezzo, processo per processo. Provò a tornare alle origini e resuscitò il Partito popolare italiano. Non ebbe il successo sperato. Apparvero Cdu e Udc e altri eredi minori. Lo «scudocrociato» esiste ancora e Gianfranco Rotondi ha recentemente rifondato la Dc. Il Partito repubblicano, il Partito liberale e il Partito socialista democratico finirono nel tritacarne. Ancora (r)esistono in qualche forma ma certamente non sono quelli di un tempo. Solo due partiti si salvarono dalla carneficina. Il Partito democratico della sinistra, già Partito comunista, restò fuori dalle inchieste per gentile concessione della magistratura. Nato nel 1991, il Pds non durò e fu sostituito dai Ds (democratici di sinistra) e infine si trasformò in Pd (Partito democratico) attualmente alla canna del gas. Il Pds aveva nel logo la falce e il martello. I Ds lo sostituirono col socialista garofano. La falce e il martello campeggiano ancora nello stemma di Rifondazione comunista, oggi confinata ai margini. Il Movimento sociale italiano restò senza macchia. Si trasformò in Alleanza nazionale e fu rovinato dalla linea politica di Gianfranco Fini, che pretendeva di essere il leader del centrodestra senza avere i voti necessari. Nel 2009 si sciolse nel Popolo della libertà. Ma la «fiamma» non è sparita dai simboli elettorali. Fa capolino nello stemma di Fratelli d'Italia. Ben visibile restava giusto lo spadone di Alberto da Giussano, chissà se la Lega sarà costretta a rinfoderarlo. La scomparsa dei simboli testimonia mutamenti storici. La società era meno ideologizzata dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989. I vecchi simboli non avevano più senso in un mondo così diverso da quello diviso in blocchi. Fu la magistratura ad accelerare i tempi, risparmiando solo gli ex comunisti. Tutto è cambiato ma c'è qualcosa immutabile dal 1992.

Sono sempre i giudici, con tempismo a volte sospetto, a decidere le sorti dei partiti politici e dei loro leader.

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