Cronache

Vatileaks, Gabriele rinviato a giudizio

Chiusa l'istruttoria per la fuga di notizie in Vaticano. Rinviato a giudizio Paolo Gabriele, aveva anche un assegno da 100mila euro intestato a Benedetto XVI. Il maggiordomo del Papa: "Sono solo un capro espiatorio". Indagato e arrestato per favoreggiamento anche un programmatore della segreteria vaticana. Si cercano altri complici: a settembre il processo

Vatileaks, Gabriele rinviato a giudizio

A due mesi e mezzi dall'arresto, il "corvo" Paolo Gabriele si è chiusa l'istruttoria della magistratura vatica: il maggiordomo è stato rinviato a giudizio per furto aggravato delle carte riservate del Papa. Insieme a lui è ora indagato un'altra persona (leggi la sentenza). Si tratta di Claudio Sciarpelletti, analista programmatore della segreteria vaticana. 48 anni, il tecnico è un cittadino italiano ed era stato arrestato il 25 maggio per concorso in furto aggravato, favoreggiamento e violazione di segreto, ma è stato rinviato a giudizio solo per favoreggiamento. Per il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, infatti, non si tratta di un vero "complice", ma di uno che aveva "rapporti di conoscenza con Paolo Gabriele".

Durante le indagini e le perquisizioni, nelle abitazioni di Gabriele sono stati ritrovati documenti appartenenti a Benedetto XVI, un assegno di 100mila euro destinato al Pontefice e una copia preziosa dell’Eneide. Per il giudice istruttore, Piero Bonnet, però la sentenza rappresenta una "chiusura parziale" dell’indagine: altre persone potrebbero essere inquisiti in autunno, dopo l'inizio del processo previsto per fine settembre. Sul "corvo" è stata effettuata una perizia psichiatrica che lo ha dichiarato imputabile.

Durante gli interrogari, Gabriele ha fatto anche il nome di Gianluigi Nuzzi, giornalista di La7 e autore di un saggio sul Papa. I due si sarebbero incontrati nell'appartamento del cronista e poi durante la trasmissione Gli Intoccabili dove il "corvo" è stato intervistato anonimamente. Ma il maggiordomo ha assicurato di non aver "ricevuto versamenti in denaro o altri benefici" e di aver agito spinto "da diverse ragioni quali i miei interessi personali": "Ritenevo che anche il Sommo Pontefice non fosse correttamente informato su alcuni fatti", ha detto agli inquirenti, "In questo contesto (fui) spinto anche dalla mia fede profonda e dal desiderio che nella Chiesa si facesse luce su ogni fatto". Quando poi il segretario del Papa, mons. Georg Gaenswein, lo ha formalmente sospeso dal suo ruolo, Gabriele si sarebbe ribellato sostenendo di essere solo un capro espiatorio.

"Molto freddamente mi ha poi detto che era tranquillo e sereno avendo a posto la coscienza dopo un colloquio con il suo padre spirituale" racconta Gaenswein sostenendo che gli stessi documenti passati ai giornalisti sono finiti nelle mani di questo padre spirituale che poi li ha bruciati.

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