Cronache

Vendetta virtuale, parte la raccolta firme per una legge

L'Italia potrebbe essere il terzo paese ad adottare una legge che vieti la diffusione di materiale intimo non consensuale altrimenti chiamato in "Revenge Porn"

Vendetta virtuale, parte la raccolta firme per una legge

La vendetta per una relazione finita male al mondo d'oggi può essere perpetrata anche attraverso la pubblicazione di video intimi in cui si ritrae la propria ex (o il proprio ex) a letto, il cosiddetto "Revenge Porn"

Si richiede quindi una legge ad hoc che possa tutelare tutti e che non faccia ripetere tragiche storie come quella della Cantone oppure della Picchio che si sono viste pubblicati video in cui erano ritratte nude o in situazioni intime. La Boldrini è una lotta che sta portando avanti da novembre di quest'anno e alla sua voce ora si aggiunge quella dell'associazione di Insieme in Rete e la portavoce dice:"Intanto spieghiamo che cos'è il revenge porn. Letteralmente si riferisce alla vendetta, di solito da parte di un ex, che divulga delle foto o dei video della fidanzata (tanti i casi di monori) girati in intimità o anche il suo numero di telefono ponendola così al centro di attenzioni sbagliate che ledono alla reputazione della vittima violando la sua privacy nel peggiore dei modi. Con questo termine però includiamo anche altri comportamenti analoghi e in generale la condivisione di materiale compromettente, magari registrato di nascosto e fatto girare in rete di nascosto anche mentre la relazione è ancora in corso".

Nonostante si pensi che il canale preferito per la diffusione di immagini pornografiche sia Facebook, dice il Bologna Today, in realtà ci si muove molto di più sul binario di Telegram. Infatti, grazie alle conversazioni criptate di questo servizio di messaggistica è possibile diffondere immagini e video pornografici di persone che conosciamo e allo stesso tempo è difficilissimo poter risalire alla fonte della diffusione. I gruppi di Telegram possono raggiungere numeri spaventosi, la propria vendetta può essere consumata davanti ad una platea anche di 24mila utenti. La portavoce di Insieme in Rete riferisce inoltre che:"Non esiste una legge che punisca lo stupro online, esiste soltanto una legge che tuteli la privacy dell'utente e la diffusione dei dati e delle informazioni personali". Sono state raccolte oltre 80mila firme con l'ausilio anche di altre associazioni nelle prime due settimane e ad oggi contano circa 100mila firme. A Montecitorio lo scorso 25 gennaio c'è stato un tavolo d'incontro con il governo, la stessa associazione ha già preparato una bozza del disegno di legge che dovrebbe essere presentata:"Le vittime sono per il 90% di sesso femminile, mentre fra gli uomini spesso capita che chi è colpito sia un omosessuale".

È facile incorrere sul canale Telegram in conversazioni in cui utenti si scambiano foto hot delle proprie fidanzate oppure addirittura mogli.

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