Attacco al bus a Milano

Un virus pericoloso

Un virus pericoloso

C'è un virus che si aggira per la nostra società e che ormai contagia ogni gesto, ogni segno sociale, ogni notizia: è il virus dalla divisione e della strumentalizzazione politica. La storia è quella straordinaria dei ragazzini eroi del bus di San Donato, sequestrati da un presunto lupo solitario, senegalese per molti, italiano per l'intellighenzia di sinistra perché sposato a una nostra connazionale. Già qui uno sceneggiatore di Hollywood, uno di quelli che fanno film per milioni di persone, si perderebbe. Sul personaggio del cattivo ci sono già troppe polemiche e anche dire che in fondo il dramma, reale, dei morti nel Mediterraneo poteva giustificare un altro dramma, quello di voler bruciare un bus pieno di bambini e insegnanti che andavano a scuola, crea confusione narrativa nella visione anglosassone manichea. E poi, se abbiamo messo i nostri figli in mano a uno che aveva precedenti per guida in stato di ubriachezza, chi paga? E giù discussioni burocratiche kafkiane il cui unico scopo è non trovare mai un responsabile, questo sì tipicamente italiano. Ma veniamo a Ramy, di origine egiziana, e Adam, di origine marocchina. Sono loro ad aver dato l'allarme. Sono loro gli eroi, insieme ai carabinieri che sono intervenuti. Un gesto che ci ha commosso e che ha unito tutti nello stesso applauso morale. Il mondo salvato dai ragazzi, dai giovani che sono il meglio della nostra società e che hanno sconfitto il Male e insieme tutti i pregiudizi su una generazione che viene considerata superficiale, smidollata, senza valori. La gioia è durata poco perché in 48 ore i titoli di apertura di giornali erano sul Pd che voleva lo ius soli e Salvini scortese che invitava Ramy a farsi eleggere per diventare italiano. Il nostro ipotetico sceneggiatore, ormai in confusione totale, non sapeva più se i suoi buoni erano ancora spendibili per le lacrime o i movimenti politici. Ragazzi tirati per la giacca da tutti, strumenti di nuove liti in un Paese che litiga su tutto, sulla Tav, sul Var, sulla seta, sulla Cina, sui migranti, sulle pensioni, sui salari minimi e massimi, sulla difesa troppo legittima, su Corona. Ragazzi rincorsi dai media, legittimamente non faccio il moralista, ma finiti nel salotto mieloso del Buono non francescano Fazio, salotto buono ma pur sempre fazioso, perché la melassa è in fondo in fondo opinione politica. Hitchcock in una celebre intervista a Truffaut disse che se fosse stato italiano non avrebbe fatto quel cinema che poi ha fatto perché gli italiani sono cattolici e il male lo nascondono, lo rimuovono. Invece i nordici protestanti lo mostrano nella sua crudezza per conoscerlo e superarlo eticamente. Al nostro sceneggiatore diremo che la società italiana è complessa, che la discussione sullo ius soli è storicamente legittima, ma che ci si arrivi da un grande gesto su un tragedia sfiorata fa un po' senso. Per me Ramy è comunque uno di noi perché ho sentito il suo cuore grande, il suo slancio, il suo amore per gli altri e per la vita. Ora che i politici con razionalità, professionalità, regole parlamentari, affrontino il problema della cittadinanza senza isteria e senza ideologismi. Usciamo dalla retorica per carità, sennò il nostro sceneggiatore per non perdere il lavoro ci scriverà un bel musical. E Broadway è un po' più europea di Hollywood.

Ed è piena di italiani che un giorno erano passati per Ellis Island con la valigia in mano e la testa piena di sogni.

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