Cronache

Voghera, ragazze volevano la pillola del giorno dopo: respinte al pronto soccorso

Un’infermiera non fa passare due ragazze. Adesso l'ospedale ha aperto un'inchiesta

Voghera, ragazze volevano la pillola del giorno dopo: respinte al pronto soccorso

Un rapporto sessuale non protetto, il timore di una gravidanza indesiderata, la corsa nell'unico posto, dove, di notte, si è sicure di trovare un medico per la prescrizione della pillola del giorno dopo. Ma al pronto soccorso l'infermiera allo sportello, che dovrebbe limitarsi a classificare le priorità, si appella al codice etico e nega l'accesso al reparto. Nelle ultime settimane è successo due volte all'ospedale di Voghera, nel Pavese. E sempre con la stessa infermiera il cui comportamento nei confronti di due ventenni che avevano bisogno del farmaco, è ora al vaglio della dirigenza sanitaria.

"Non le ho assolutamente minacciate, ma solo cercato di convincerle a rinunciare e a salvare così vite umane - si giustifica l’infermiera - L’ho fatto per motivi di coscienza, non religiosi". In realtà la pillola del giorno dopo a base di Levonogestrel, in vendita nelle farmacie italiane da quattordici anni, non è considerato un farmaco abortivo. Proprio nel febbraio scorso l’Agenzia del Farmaco ha aggiornato la scheda tecnica cancellando la vecchia dicitura "il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto" sostituendola con "inibisce o ritarda l’ovulazione". Deve essere assunto entro 72 ore dal rapporto sessuale, il prima possibile, e spesso i ginecologi, pur ricordando che è sempre meglio avere rapporto sicuri, suggeriscono alle adolescenti di tenerlo in borsetta. Quindi dopo anni di polemiche, la pillola del giorno dopo viene ormai considerata una forma di contraccezione di emergenza. Alcuni mesi fa l'azienda produttrice leader ha precisato che negli ultimi quattro anni le vendite sono crollate del 4%.

Le due ragazze, che si sono rivolte all'ospedale di Voghera, non si aspettavano di dover fronteggiare un dibattito etico. Alla fine ne le è rimasto che andarsene. I due episodi sono stati subito segnalati alla direzione sanitaria e all’azienda ospedaliera, anche se l'infermiera è stata subito "ripresa" sia dalla caposala sia dal medico di turno.

"Anche noi infermieri abbiamo un codice etico - ribatte - e il dovere di dialogare se lo riteniamo opportuno".

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