Coronavirus

"Zero casi in 50 giorni". Le cantonate dei super esperti di Speranza

Nei verbali della task force il modello predittivo di Nino Cartabellotta della Gimbe. Le perplessità di Rezza

"Zero casi in 50 giorni". Le cantonate dei super esperti di Speranza

È il 20 febbraio 2020. Il giorno zero. A Codogno Mattia Maestri, il paziente 1, risulta positivo al Covid. Mentre l’Italia è ancora ignara dello tsunami che sta per travolgerla, in Viale Lungotevere Ripa 1 si riunisce la task force di super esperti voluta dal ministro Roberto Speranza. All’ordine del giorno c’è la presentazione di un report predittivo dell’andamento della curva dei contagi. Roba importante, vista la tensione del momento. E a presentarlo con tanto di "slides" e dati statistici è Nino Cartabellotta, nome noto per le comparsate televisive e presidente di Gimbe, la Fondazione bolognese che sforna l’'oracolo' settimanale sul virus tenuto in grande considerazione da media e politica.

La circostanza emerge dai verbali desecretati della task force, che oltre a dimostrare l’ampio credito di cui Cartabellotta godeva sin dagli albori dell’epidemia nei piani alti del ministero, lasciano una questione ancora da chiarire. Nel giorno in cui in Italia la situazione si fa critica, con il Covid che galoppa e i dispositivi di protezione indispensabili per arginare il contagio che non ci sono (i pochi disponibili li abbiamo spediti in Cina cinque giorni prima), ci si aspetterebbe che Speranza si avvalga delle migliori competenze in campo per elaborare scenari e strategie di prevenzione di un’eventuale crisi pandemica. E invece pare che il ministro si sia affidato alle capacità predittive di un gastroenterologo.

Specializzato in malattie dell'apparato digerente dall’Università di Palermo nel lontano ‘93, Cartabellotta benché “riconosciuto - come scrive nel cv - tra i più autorevoli metodologi italiani” non sembra essere quanto di meglio offre la piazza. E non tanto dal punto di vista dell’esperienza operativa in materia di prevenzione sanitaria, ma più che altro per la sua ‘caratura’ scientifica. Che a ben vedere non brilla particolarmente. Cartabellotta ha un h-index (il coefficiente di attendibilità dei ricercatori) fermo a 7. Ma neppure nel ‘dream team' della dataroom di Gimbe, che - si legge nel verbale - ha elaborato il report presentato alla task force il 20 febbraio, siedono virologi o epidemiologi. Tra i sette, oltre il gastroenterologo Cartabellotta, due sono esperti di strategie digitali, due si occupano di relazioni esterne e con la stampa, una è un’igienista e l’ultimo, il direttore operativo responsabile, è un ingegnere gestionale esperto in fund raising e webdesign.

Domanda: perché quando si poteva puntare su un parterre sconfinata di scienziati, magari dagli h-index elevati, il ministro Speranza scelse proprio il gastroenterologo della Gimbe?

Vero è che la Fondazione era già di casa da anni in quel di viale Lungotevere Ripa. Era il 2018 quando Walter Ricciardi, il super consulente del ministro Speranza da inizio pandemia, in qualità di presidente dell’Iss concesse un contributo pubblico di 39.500 euro per una collaborazione scientifica alla Fondazione Gimbe (la stessa che nel 2016 lo aveva premiato per il sostegno in favore del Ssn). Ma è altrettanto vero che a leggere il verbale della task force non pare che le ‘oracolari’ previsioni della Gimbe di quel giorno siano poi state così corrette. Anzi. Il dream team a febbraio di un anno fa ideò un “modello predittivo di natura statistica elaborato sulla scorta di due variabili” utilizzando come fonte “il bollettino quotidiano diramato dall’Oms”. Tecnicismi a parte, che risparmiamo al lettore, il vaticinio finale dei Cartabellotta boys consegnato a Speranza fu il seguente: per la Cina si prevedeva “un’assenza di nuovi casi” “a partire dal 19 marzo p.v.”; mentre per “l’Europa e altri paesi” si stimava “un’assenza" di nuove infezioni "a partire dal 45-50 giorno dal t(0)”. In pratica, secondo le previsioni di Cartabellotta avremmo archiviato una delle peggiori pandemie della storia dell’umanità in neanche due mesi. Non è andata proprio così.

D’altronde anche la stessa Gimbe aveva messo le mani avanti. Se per i dati cinesi metteva la mano sul fuoco sulla validità dei calcoli (anche se dopo un anno la Cina continua a registrare nuovi casi), sull'Europa "essendo pochi dati registrati” il modello veniva indicato "debole, quindi poco affidabile”. Inoltre non teneva conto “di altre variabili" come l’esplosione di nuovi focolai o nuovi modelli diagnostici. E infatti non a caso il direttore del dipartimento di Prevenzione del ministero Giovanni Rezza, massima autorità in materia presente al vertice, dopo aver ascoltato i dati di Cartabellotta espresse "perplessità sul modello predittivo”: “È troppo presto per fare previsioni - disse - i dati in Europa e nel resto del mondo sono scarsi”.

E in effetti l'oracolo pare abbia vaticinato male.

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