Cultura e Spettacoli

Che personaggio quello scrittore

Le vite parallele di un autore e del protagonista del suo romanzo. Così Thomas Williams battè Nabokov e Roth

Che personaggio quello scrittore

«Siamo spinti a usare quei poteri che abbiamo il potere di usare». Suona come il contrario di «Mettete dei fiori nei vostri cannoni». Suona come fatalista e vitalista insieme, cinico eppure onesto, realista. D'altra parte, siamo negli anni '50, non nei '60, il pacifismo non è ancora diventato una moda, resta un'aspirazione individuale, una condotta facoltativa. E poi a pensarla, quella frase pesante come le bombe cadute pochi anni prima su Hiroshima e Nagasaki, è un giovane reduce della Seconda guerra mondiale. Ha ventuno anni, Allard Benson, e ora il college gli sta stretto come gli stava stretto il Giappone poco prima delle suddette bombe.

«Deve tenere attivi mente e corpo, contro lo scorrere del tempo. Deve creare e dominare. Se ascolta e osserva, nella migliore delle ipotesi lo fa per rilanciare e utilizzare il tutto. Solo attraverso l'azione si sente vivo». Chi ragiona così non è Allard Benson, ma uno che gli sta idealmente molto vicino. Ha il suo stesso carattere: come lui è fatalista e vitalista, cinico, onesto, realista. Di Allard Benson, Aaron Benham potrebbe essere il padre, visto che ha almeno il doppio dei suoi anni. O potrebbe essere uno dei suoi professori al college... Fuochino... Aaron Benham in effetti è un docente universitario. Il quale vuol mettere a frutto l'anno sabbatico scrivendo (fra molte distrazioni e troppe pause) un romanzo. E indovinate chi è il personaggio principale di quel romanzo? Fuoco, proprio Allard Benson.

Poi c'è il terzo uomo, quello più importante. Si chiama Thomas Williams. Nacque nel 1926 a Duluth, Minnesota. No, non fu soldato in Giappone. Invece sì, fu docente universitario, nel New Hampshire (fra i suoi allievi, John Irving e Alice McDermott) e all'Iowa Writers' Workshop. Scrivere e insegnare erano le passioni che coltivava con la stessa partecipazione, lo stesso senso del dovere, la stessa scrupolosità, come conferma la figlia Ann Joslin Williams, anch'essa scrittrice, nella postfazione a I capelli di Harold Roux (Fazi, pagg. 478, euro 18, traduzione di Nicola Manuppelli e Giacomo Cuva), il primo libro di papà a essere tradotto in italiano. A venticinque anni dalla morte dell'autore, al quale evidentemente non sono bastati la conquista del «National Book Award» per la fiction nel '75 e l'aver fatto breccia nel cuore di lettori eccellenti come Stephen King, stregato dalla sua prosa, per meritare a tambur battente le attenzioni dei nostri editori. È lui, Thomas Williams, a sedersi sul divano di casa nostra fra Allard e Aaron e a raccontarci le loro storie. Anche lui è fatalista e vitalista, cinico, onesto, realista. E a tutto questo aggiunge il miglior pregio di uno scrittore: essere un grande scrittore.

Thomas Williams prende il ragazzo Allard e ne fa un uomo, e prende l'uomo Aaron e ne fa un ragazzo. Prende le ragazze di Allard e ne fa delle donne, e prende le donne di Aaron e ne fa delle ragazze. Prende gli anni '50 di Allard e gli anni '60 di Aaron e, miscelandoli, li trasforma nel tempo immobile, nel tempo che per fortuna non passa mai, della scrittura. In questo tempo a-temporale Aaron è stato Allard e Allard sarà Aaron, ed entrambi, ovviamente, sono Thomas Williams mentre scrive I capelli di Harold Roux , che è poi il titolo del romanzo di Aaron su Allard...

Aaron è condannato a scrivere di Allard, e Allard è condannato a essere il fulcro dello scrivere di Aaron. Si giustificano a vicenda, si sorreggono a vicenda. Aaron lo scrittore trasforma la propria vita in scrittura, si tratti dell'infatuazione per la moglie di un collega o di una battuta di pesca, di una lezione improvvisata (naturalmente sullo scrivere...) o di un incidente in moto. Allard il personaggio in qualche modo percepisce, amando contemporaneamente una ebrea comunista e una irlandese cattolica, reprimendo gli impulsi violenti nei confronti di altri studenti teppisti, soprattutto cercando di riportare con i piedi per terra l'amico sognatore ed ex seminarista Harold, che la sua vita si sta trasformando in un romanzo. Aaron vuole liberarsi dallo scrivere, Allard vuole liberarsi dall'esser scritto.

Thomas Williams da che parte sta? Sta in mezzo, seduto sul divano fra Aaron e Allard, e pensa a sua moglie, ai suoi figli, ai suoi amori giovanili, ai suoi studenti, alla sua casa, ai suoi colleghi mentre li attribuisce al primo o al secondo. Thomas Williams sta dalla parte della «parola». Quando gli consegnarono il «National Book Award», vinto superando fra gli altri Vladimir Nabokov con Look at the Harlequins! e Philip Roth con My Life As a Man , ringraziò dicendo: «Se la parola è sacra (e lo è, che cosa altrimenti?), la fiction occupa il tempio che vi sta all'interno.

Essa sola può rivelare un universo; tutte le altre voci sono semplicemente prive di forma».

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