Cultura e Spettacoli

All'Ara Pacis di Roma tutto Cartier-Bresson, l'«occhio del Novecento»

Una mostra ripercorre attraverso 500 immagini l'opera del fotografo francese attraverso viaggi, avvenimenti e rivoluzioni. Esposti anche scatti meno conosciuti

All'Ara Pacis di Roma tutto Cartier-Bresson, l'«occhio del Novecento»

Henri Cartier-Bresson è stato uno dei più grandi fotografi del Novecento. Da qualcuno è considerato addirittura il numero uno. Questione di gusti. Ma la sua capacità di cogliere l'attimo fuggente, come nella celebre immagine dell'uomo che salta una pozzanghera dietro la stazione Saint-Lazare a Parigi, che non avrebbe potuto essere né un centesimo di secondo prima né dopo; il suo talento di leggere il mondo nel suo modo al contempo oggettivo e profondamente umano; la sua perfezione compositiva; il suo bianco e nero didascalico. Tutto questo ne fa una presenza fondamentale nel Pantheon di coloro che hanno costruito il nostro immaginario del cosiddetto «secolo breve».

Così, fortunati i romani e i turisti che dal 26 settembre potranno visitare la mostra che il Museo dell'Ara Pacis dedica al maestro nato a Chanteloup-en-Brie nel 1908 e morto dieci anni fa, nel 2004, a L'Isle-Sur-la-Sorgue. Un percorso entusiasmante attraverso cinquecento immagini per le quali il curatore Clément Chéroux, il Centre Pompidou e la Fondation HCB di Parigi hanno scelto non un criterio tematico oppure geografico, come altre volte accaduto, ma un semplice ordine cronologico. Ciò che fa della mostra che chiuderà il 25 gennaio una vera mostra su un secolo di cambiamenti in tutto il mondo.

La prima parte della mostra è dedicata alle foto della formazione, degli anni Venti, quando Cartier-Bresson aderì al surrealismo di Breton. Poi c'è la fase dell'impegno politico, durante la quale mise la sua macchina fotografica al servizio della stampa comunista (suo è anche un film di propaganda per il Pcf insieme a Jean Renoir). Nel dopoguerra ecco i grandi reportage in tutto il mondo: in India nel 1948 per la morte di Ghandi, in Cina nel 1949 per documantare la Pechino di Mao, a Mosca nel 1954 pochi mesi dopo la morte di Stalin, a Cuba nel 1063 dopo la crisi dei missili che condusse il mondo sull'orlo della Terza Guerra Mondiale, nella sua Francia nel 1968 per documentare le rivolte del maggio. HCB fu anche, nel 1947, uno dei fondatori della Magnum, la più grande agenzia fotografica della storia.

Oltre alle tante foto, tra cui alcune delle icone, saranno esposti anche 100 documenti tra cui quotidiani, ritagli di giornali, riviste, libri manoscritti, film, dipinti e disegni.

La mostra è visitabile dal martedì alla domenica ore 9 - 19, il venerdì e il sabato fino alle 22.

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